L’attualità che stiamo vivendo, purtroppo, è costellata da numerosi e cruenti conflitti ad alta e bassa intensità che, con il loro nefasto bagaglio di sofferenza, causano migliaia di vittime e ben 114 milioni di sfollati al mondo. La guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese insieme alle tensioni geopolitiche quasi dimenticate di molti altri paesi come il Sudan, l’Afghanistan, la Somalia, il Myanmar e la Repubblica Democratica del Congo, gridano ancora più forte l’esigenza della promozione della pace e della fraternità tra i diversi paesi e soprattutto tra le persone. A tal proposito, Papa Francesco, lungo tutto il suo pontificato, ha rimarcato più volte con forza l’insensatezza della guerra e, ricordando la Giornata Nazionale Vittime Civili di Guerra, ha ricordato che “tanti, troppi, civili, vittime inermi delle guerre che purtroppo insanguinano ancora il nostro pianeta, come accade in Medio Oriente e in Ucraina. Il loro grido di dolore possa toccare i cuori dei responsabili delle Nazioni e suscitare progetti di pace”.
Questo appello del Santo Padre non può restare inascoltato. I grandi leader del pianeta, insieme ai singoli cittadini, hanno il dovere di impegnarsi per favorire i processi di pace in ogni luogo e soprattutto l’utilizzo della diplomazia per dirimere le controversie che possono sorgere tra gli Stati. Occorre poi ricordare che, la pace, nel senso più completo del termine, non implica solamente l’assenza di guerra, ma uno stato di benessere globale e definito, molto difficile da raggiungere se non attraverso un grande sforzo collettivo e sinergico, finalizzato a rimuovere alla radice le cause dei conflitti. Tutto ciò però, presuppone un costante impegno da parte di tutti, che sappia guidarci verso la solidarietà e la fratellanza. Solo operando per la pace potremo dare un futuro degno alla nostra “Casa comune” e ai nostri figli.