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L’elemosina di Stato non basta per vivere

Ci voleva un Papa argentino per spiegare, a parte tutti i problemi di copertura economica, ai grillini e ai cattolici del Pd che l’uomo ha bisogno del lavoro per vivere e che solo con l’assegno dello Stato l’uomo si limita a sopravvivere?

Con il discorso all’Ilva di Genova Papa Francesco sistema in un colpo solo tutti coloro che prendendo come dato di fatto immodificabile la riduzione dell’occupazione propongono di dividere il lavoro che c’è anche con i disoccupati rendendo così tutti poveri mentre per il Ponteficea la persona col lavoro ha la sua piena dignità e col lavoro può soddisfare le sue ambizioni di vita sociale e familiare.

Chi pensa a forme di assistenza condanna la persona a “sopravvivere“. Solo il lavoro, dice il Papa, consente invece di “vivere”. Noi di “Sì lavoro” condividiamo in pieno questa tesi e lavoriamo per la crescita economica del Paese, l’unico modo per creare posti di lavoro veri. Altro che dividere il lavoro che c’è anche tra i disoccupati, renderemmo tutti più poveri. Roba da pensiero debole. Quei cattolici che prima hanno invocato l’arrivo di Monti con i disastri conseguenti e ora guardano al reddito di cittadinanza dei 5 Stelle riascoltino bene le parole del Papa.

Per questi motivi da cattolici impegnati in politica ci battiamo a favore delle infrastrutture che creano le condizioni per la crescita economica come la Tav, il Terzo Valico, la Gronda e la nuova diga foranea a Genova. Per rimettere in moto una crescita simile a quella tedesca o inglese, occorre fare le riforme strutturali e investire in infrastrutture che rendano più competitivo il sistema economico e produttivo italiano. Ormai sarà compito della prossima legislatura.

Le riforme non sono tutte uguali. Schroder nel 2003-2005 le fece meglio dei nostri ultimi Governi e la Germania si è rilanciata alla grande. Le riforme fatte da Monti e dai Governi del Pd invece, non riescono a dare al Paese una crescita tale da creare nuovi posti di lavoro e ridurre il peso del debito pubblico che rispetto al Governo Berlusconi in questi anni è aumentato di altri 300 miliardi di euro.

Milano ha saputo rilanciarsi mentre Torino negli ultimi anni è andata indietro e alle ultime elezioni ha punito il Pd che aveva perso le ragioni dello sviluppo, votando chi propugna la decrescita.

Mi preoccupa come il presidente della Regione Piemonte Chiamparino non abbia colto al balzo il piano di investimenti della Fiat nell’auto elettrica per porre come nuovo obiettivo della città quello di diventare la capitale della mobilità del futuro.

Torino con i Centri di ricerche della Fiat e della GM, con il Politecnico, i Centri di design può davvero lavorare in insieme all’Iit di Genova e al Politecnico di Milano per diventare la città della mobilità del futuro. Una iniziativa che darebbe un obiettivo concreto a molte start-up nate nel capoluogo piemontese che altrimenti non avrebbero un contesto favorevole per crescere.

Così per Genova la ripresa economica può arrivare dal rilancio dei motori di sviluppo come il porto, la logistica, la ricerca scientifica, il turismo e l’acciaio, dopo la chiusura dell’operazione Ilva. Lo Studio Ambrosetti commissionato dal presidente della Regione Liguria Toti e da alcune aziende, dimostra che se le tre regioni del vecchio “triangolo industriale” lavorano in sinergia hanno una potenza economica non dissimile dalle aree più sviluppate d’Europa.

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