L’origine della Giornata mondiale della gioventù, tra le più innovative intuizioni di san Giovanni Paolo II, risale all’Anno Santo della Redenzione con cui, nel 1983-1984, la Chiesa celebrò i 1.950 anni dalla Passione di Gesù. Trentacinque anni di storia ecclesiastica che si intrecciano con i principali eventi a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo. Il sacerdote francese Eric Jacquinet, dopo aver prestato servizio per cinque anni in Vaticano come responsabile della “Sezione giovani” del Pontificio Consiglio per i laici e tornato a Bordeaux a fare il parroco, passando il testimone a padre Joao Chagas e racconta la stagione dell’avvio: “La Gmg è considerata da molti la più bella invenzione di papa Karol Wojtyla che invece sosteneva che sono i giovani stessi ad averla inventata”.
Nel 1985 le Nazioni Unite proclamarono l’Anno Internazionale della Gioventù. «Il Papa, volendo manifestare l’attenzione della Chiesa verso le nuove generazioni, chiamò nuovamente i giovani a Roma per la domenica delle Palme – sottolinea padre Éric Jacquinet –. Anche questa volta, come durante l’analoga convocazione, trecentomila giovani si sparsero nelle chiese della Città eterna per diversi momenti di preghiera e catechesi e poi si radunarono in piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione con il Pontefice». Dopo questi due raduni, molti si domandavano «perché questa riposta generosa, che cosa cercano i giovani, cosa vogliono», prosegue l’ex responsabile della “Sezione giovani” del Pontificio Consiglio che dal settembre 2016 ha trasferito le sue competenze al nuovo dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita. Ma Giovanni Paolo II lo aveva intuito: i giovani sentivano il desiderio di ritrovarsi insieme, di condividere la loro esperienza, di ascoltare una parola di fede, di guardare insieme al futuro, di rinnovare e confermare il proprio impegno. E così, alla fine del 1985, Karol Wojtyla annunciò l’istituzione della Giornata mondiale della gioventù, da celebrarsi ogni anno nelle diocesi il giorno della domenica delle Palme. Alla celebrazione diocesana fu presto affiancato un grande incontro mondiale, che inizialmente si tenne ogni due anni.
Alla prima Gmg, celebrata nelle diocesi nel 1986, seguì così la prima grande edizione internazionale, che si svolse nel 1987 a Buenos Aires, nell’Argentina in via di faticosa uscita dalla dittatura. Nel 1989, la Giornata mondiale della gioventù si celebrò in Spagna a Santiago. A seguire toccò a Częstochowa in Polonia, dopo la caduta del muro di Berlino. Nel 1993, l’uscita dall’Europa con l’edizione di Denver, negli Stati Uniti. Nel 1995, a Manila, nelle Filippine. Nel 1997 fu la volta di Parigi. Nel 2000 i due milioni di “sentinelle del mattino” a Tor Vergata durante il Grande Giubileo, poi nel 2002, la Gmg di Toronto in Canada. Nel 2005, poco dopo la morte di Giovanni Paolo II, fu Benedetto XVI a presiedere l’edizione di Colonia in Germania. Nel 2008, la Giornata mondiale della gioventù approdò a Sydney. A seguire Madrid, Rio de Janeiro e Cracovia. E infine Panama.
Nel libro Varcare la soglia della speranza, Giovanni Paolo II descrisse, nel 1994, il suo legame preferenziale con le nuove generazioni: «Nei giovani c’è un immenso potenziale di bene e di possibilità creative». E spiegò che «quando li incontro, in qualunque luogo del mondo, attendo prima di tutto ciò che vogliono dirmi di loro, della loro società, della loro Chiesa». E aggiunse: «Sempre li rendo consapevoli di questo: “Non è affatto più importante ciò che vi dirò: importante è ciò che mi direte voi. Me lo direte delle nuove generazioni in occasione dell’Anno Santo della Redenzione, la risposta non deve essere necessariamente con le parole, lo direte con la vostra presenza, con il vostro canto, forse anche con la vostra danza, con le vostre rappresentazioni, infine con il vostro entusiasmo”». A spiegare le finalità della Giornata mondiale della gioventù fu lo stesso Giovanni Paolo II nella lettera per il seminario di studio sulle Gmg, tenuto a Częstochowa nel 1996: «Le Giornate sono nate dal desiderio di offrire ai giovani significativi “momenti di sosta” nel costante pellegrinaggio della fede, che si alimenta anche mediante l’incontro con i coetanei di altri Paesi e il confronto fra le rispettive esperienze». Al raduno di Roma, la domenica delle Palme del 15 aprile 1984, ci fu la consegna della croce ai giovani, poi l’anno dopo la lettera apostolica, Dilecti Amici. La predilezione di Karol Wojtyla per le nuove generazioni è testimoniata anche dalla grande quantità di documenti elaborati e indirizzati loro in svariate occasioni. Sono ben 43 gli indirizzi di saluto che Giovanni Paolo II ha rivolto ai giovani nel corso di Angelus e Regina Coeli. Diverse le lingue usate: italiano, francese, portoghese, spagnolo, tedesco, inglese e polacco. I discorsi sono stati 154, anche questi in lingue diverse, tra cui spiccano bulgaro e ucraino, 34 le omelie, 2 le lettere ai giovani di Roma (1997) e per il seminario di studio sulla Gmg di Częstochowa (1996), 4 le udienze riservate (1994, 1997, 2000 e 2001) a cui si aggiungono 59 incontri avuti durante i viaggi apostolici in tutto il mondo. 19 i messaggi di cui 18 per le Gmg, l’ultimo, per la ventesima Giornata mondiale delle gioventù di Colonia, redatto anche in ungherese e neerlandese.
A Tor Vergata, il 19 agosto 2000, davanti a due milioni di giovani disse: «Se sarete quello che dovete essere, incendierete il mondo!». Poi citò un proverbio polacco: «Se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane, così io con voi ritorno ringiovanito!». Il suo ultimo pensiero è stato per loro, per i giovani che ha incontrato in tutte le parti del mondo nei suoi viaggi e ai quali ha dedicato tanto del suo pontificato. Dal letto di morte, percependo la presenza di migliaia di giovani fedeli in piazza San Pietro, prima del suo “amen” di commiato da questo mondo, Karol Wojtyla ha avuto per i suoi Papa-boys le ultime parole: «Vi ho cercato, siete venuti da me e per questo vi ringrazio».