Nella penisola italiana l’ovinicoltura è diffusa da secoli ed è incentrata prevalentemente sull’allevamento da latte per la produzione di formaggi come il pecorino. Nelle diverse regioni, lambite da microclimi e da tradizioni storiche uniche, legate ai diversi usi e costumi che si perdono nella notte dei tempi, si riscontrano diverse tipologie di ovinicoltura. Nonostante venga spesso considerato marginale nel comparto dell’allevamento, ad oggi, questo settore conta 135mila allevamenti e circa 7,4 milioni di capi, generando una ricchezza pari a un miliardo di euro e rappresentando un sostentamento fondamentale per molti allevatori che, con il loro lavoro quotidiano, rappresentano un baluardo imprescindibile per il presidio e la manutenzione delle aree più rurali del nostro paese.
La Campania, già definita dagli antichi “Campania Felix”, ossia “fortunata” per la straordinaria produttività del suolo di origine vulcanica che, anche oggi, produce alcune delle più rappresentative eccellenze agroalimentari italiane, si distingue anche per una tipologia particolare di ovinicoltura. In particolare, nelle province di Benevento, Avellino e Caserta, è presente dall’epoca dei Borboni, dopo che è stata importata da Carlo III, la razza ovina “laticauda”, il cui nome deriva dal latino “lata cauda” in considerazione della grande coda di questa pecora. Grazie al grande lavoro degli allevatori questa specie, inadatta alla transumanza e quindi a rischio di estinzione nel corso del secondo dopoguerra, è stata gradualmente recuperata attraverso la valorizzazione di piccoli allevamenti di tipo semibrado votati alla produzione d’eccellenza, che mettono al centro la tutela del territorio e del benessere animale. Questa tradizione millenaria, nell’ottica di una maggior tutela della biodiversità e del rilancio del turismo nelle aree rurali, ha spinto Acli Terra Campania all’organizzazione di “Lauticando 2023” che, il prossimo 28 luglio, a Casalbore, in provincia di Avellino, giunge alla terza edizione e in cui si focalizzerà l’attenzione sulla funzione sociale dell’ovinicoltura come fattore di sviluppo dei territori e delle aree più decentrate. Le nostre radici, ben rappresentate dagli allevatori di “laticauda”, rappresentano il nostro futuro con al centro la salvaguardia del pianeta e delle specie che lo abitano.