Ogni Nazione al mondo ha il proprio sistema scolastico, con i propri pregi e i propri difetti. E’ innegabile che il nostro sistema scolastico ha avuto il merito di aver contribuito a fare grande l’Italia, perchè, innanzitutto, ha accompagnato l’unificazione, poi ha cementato il nostro essere italiani attorno alla grandezza della cultura classica, latina e greca. Anche le conoscenze in campo scientifico sono state approfondite e, possiamo dirlo con fierezza, l’impianto culturale del nostro sistema scolastico è davvero solido, profondo e articolato. Certamente la nostra scuola è segnata da ferite, tra le quali quella del mancato riconoscimento della libertà di scelta educativa dei genitori occupa il primo posto perché ha generato spaccature, visioni di parte, fraintendimenti ideologici.
E così abbiamo scuole private, scuole pubbliche paritarie gestite da Enti privati, scuole pubbliche statali, gestite dallo Stato. Non è questa la sede per tracciare un’analisi dettagliata delle ragioni storiche e delle conseguenze pratiche della questione. Chiaro è che lo Stato, in Italia, ha assunto il triplice ruolo di garante di un diritto, di gestore pressoché unico dello strumento con cui attua tale diritto, di controllore di se stesso. Una situazione quantomeno anomala. Da anni vado ripetendo che l’unico modo per uscire dall’anomalia, causa di iniquità, è riconoscere alle famiglie che scelgono per i propri figli una scuola pubblica, statale o paritaria, una quota da spendere presso la scuola scelta, in una attenta rendicontazione. Questo per quanto riguarda la scuola pubblica. Pertanto il caso italiano è diverso da quello inglese. Ora, non mi permetto di giudicare il sistema scolastico inglese. Certo, stride la tradizione dei College privati che prevedono rette elevate a chi li frequenta. Chiaro è, però, che colpire quelle scuole significa colpire, da una parte, la classe media che già fatica per sostenere il pagamento di quelle rette e significa, dall’altra, impoverire culturalmente la nazione, visto che la classe dirigente inglese è passata da quelle realtà. Tuttavia, cuique suum. Tuttavia, mi piace ribadire che l’istruzione è un servizio pubblico e come tale, indipendentemente dal Gestore, deve essere a costo zero per tutti, in virtù del fatto che il cittadino paga delle tasse il cui scopo precipuo è garantire determinati servizi. L’istruzione è il primo di essi. Che sia il prestigioso College inglese o la scuola pubblica paritaria italiana di periferia.