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Gli interrogativi da porsi su Autostrade

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Dopo i fuochi pirotecnici avuti 20 giorni fa che dovevano servire ad annunciare urbi et orbi che giustizia era ormai stata fatta mettendo fuori o all’angolo coloro che si erano approfittati del regime concessionario autostradale, facendo i ‘fatti propri’, ecco che la situazione in qualche modo sembra sia tornata nell’oblio.

L’unica cosa che si capisce più chiaramente, è che “Cassa depositi e prestiti” sostituisce Benetton, il quale progressivamente uscirà dalla società di cui era il dominus, anche se (questo lo affermo io) sarà retribuito tanto lautamente che alla fine della fiera era la cosa che lo interessava.

Credo che può essere largamente soddisfatto, in quanto anche se nessuno lo dice, è probabile che sulle situazioni non proprio limpide del passato, è quasi scontato che si metterà la sordina. Eppure il sospetto sulle manutenzioni effettuate, inferiori a quelle che la concessione richiedeva, non si è ancora chiarito; così come non si è capito bene se, aldilà di Benetton, anche altri imprenditori che sono in autostrade saranno messi alla porta, e che chi pagherà il danno cumulato negli anni, sarà solo la comunità italiana in generale, anche considerando che autostrada è un bene di proprietà pubblica.

D’altronde non è che non si sapesse come le cose andassero veramente nella gestione in regime di concessione. Già nei primi anni di affidamento ai privati, erano ben chiari i limiti dell’andamento delle cose.
Infatti io stesso, nel silenzio più assordante di giornali, politica e codazzo di potere, ebbi modo di dichiarare nel lontano 2006 pubblicamente: “dal 2001 al 2006 autostrade avrebbe dovuto investire per contratto 6,5 miliardi, ed invece ne ha spesi solo 3 miliardi di Euro, come ha denunciato l’Anas. In questo pasticcio, ne si sono abbassati i pedaggi, ne si sono restituiti i soldi, mentre agli azionisti sono stati distribuiti circa 2 miliardi”.

Insomma sono passati molti anni e la musica non è cambiata, anzi è peggiorata e coperta da una nebbia sempre più impenetrabile. Prendiamo ad esempio la circostanza più banale: l’inesistenza di informazione pubblica sulle condizioni contrattuali della concessione, che essendo documenti riguardanti un servizio pubblico, e soprattutto di un bene statale, è assai grave, e c’erano le circostanze per interrogativi profondi che nessuno si è posto.

Ed allora qualcuno dovrà pur dirci in fretta come si organizzeranno i lavori nel futuro, con un passato così imbarazzante. Ad esempio chi li dovrà fare, e se è venuto davvero il momento di superare un dosso che è lì da più di vent’anni e che racconta cose che nessuno ancor oggi ha avuto e ha il coraggio si svelare e raccontare.

Penso che la gestione delle opere di manutenzione e costruzioni di nuove corsie o tronchi autostradali bisogna toglierla dalle mani di chi l’ha avute sinora. È risibile l’accusa che non dovranno’ occuparsene le strutture riconducibili allo Stato. Come si sa, nella rete autostradale, non può svolgersi il libero gioco di concorrenza, e che è tecnicamente è concretamente un ‘monopolio naturale’.

Dunque nessuno si faccia scrupolo! Gli unici scrupoli da porsi sono al contrario altri: i cittadini non possono continuare a pagare pedaggi stratosferici, solo perché sinora chi aveva il dovere di salvaguardare l’interesse pubblico, ha affidato quell’interesse primario a chi non avrebbe fatto altro che pensare ai fatti suoi grazie alla carta Bianca ricevuta.
Infatti in futuro non si dovrà più affidare la pecora al lupo come è accaduto sinora.

Raffaele Bonanni: