Lo spettacolo a cui siamo costretti ad assistere, noi cittadini, in queste settimane ha veramente dell’indecoroso. Tutto parte da un leader di un gruppo politico presente in parlamento che ha posto all’ex Presidente del Consiglio in carica, dal profilo tecnico, un problema di carattere politico. “L’avvocato del Popolo” ex Presidente del Consiglio ritiene opportuno rivolgersi alle Camere per ottenere la fiducia. Una volta ottenuta, seppur risicata, ricorre all’aiuto del Capo dello Stato chiedendogli l’appoggio politico al Conte ter, ovvero allargare la maggioranza.
Incominciano i giri di valzer e cosa succede? Le dame che danzavano strette ai propri cavalieri si guardano intorno e vedono abiti più eleganti in altri cavalieri. Abbandonano sulla sala da ballo il proprio cavaliere e si buttano nelle braccia dell’altro. Il leader che aveva posto il problema politico viene attaccato e isolato da tutti ed è costretto a fare delle scelte politiche ritirando i propri cavalieri dal ballo. A questo punto gli oppositori prima si allargano come fanno gli storni nel cielo e poi si riuniscono in volo alla ricerca delle piante d’ulivo da saccheggiare. L’Aquila, dall’alto della sua sede, guarda ed è costretta a decidere. Dall’Avvocato del Popolo si passa al Commercialista del Popolo che dice con chiarezza: “Il nuovo compitino lo scrivo io all’Europa che mi rispetta e che conosco”.
Lo spread gli dà ragione e va giù come non mai in Italia. Non serviranno 300 esperti perché i politici faranno quello che sanno fare: alzeranno solamente la mano o la terranno abbassata per salvarsi. In questa confusione politica generalizzata vi è un leader di csx che ha posto il problema e un altro, anzi un’altra che sta a dx che l’ha avvertito, dando dimostrazione di intelligenza, lungimiranza e fermezza politica a quelle forze politiche che il giorno prima dicevano “No” a tutto e tutti. Sicché No è pronunciato in italiano ma si è pensato di usare parole inglesi, in queste settimane, quella che ormai è entrata nelle case degli italiani ed è alla portata di tutti è il Recovery Plan. Ma che cos’è? È un piano per ripartire con finanziamenti a fondo perduto ovvero non vanno restituiti all’Europa.
Sul fronte economia abbiamo un virus che la sta devastando e l’Europa ci chiede: cosa volete? E noi, invece di costruire un documento politico di emergenza, litighiamo su chi dovrà firmare le richieste e su cosa dovremo chiedere. Altri Paesi ci hanno già preceduto, vedi la Grecia ampiamente già martoriata dalla crisi politica-pandemica. Un economista l’altro giorno definiva il piano della Grecia perfetto. Noi, invece, prendiamo tempo per bisticciare tanto il piano va presentato entro il 30 aprile p. v.. E allora , assicurate a voi le poltrone e i lauti stipendi per altri due anni, noi cittadini, una richiesta ve la facciamo, cari politici. State dicendo a tutti che il manovratore è preparato ed è l’unico capace di condurre la macchina. Per cortesia, lasciategliela guidare, e non disturbatelo durante la guida.
Ci attendono mesi difficili. A causa del Coronavirus sono state già chiuse nel primo trimestre 9mila aziende in più del 2019 nel 2020. Aziende significano operai che perdono lavoro, famiglie in difficoltà. La rete delle Camere di commercio ha rilevato quasi 30mila imprese in meno nel primo trimestre 2020, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. I dati sono preoccupanti perché dietro quei dati ci sono persone, uomini, donne, bambini. E allora, cari rappresentanti, espressione della nostra ignoranza o indolenza, se non avete argomenti seri da trattare, statevene zitti, compratevi un bel libro e durante le sedute leggetelo. Sempre meglio che vedervi perennemente a parlare con il telefonino. Che poi – c’è da chiedersi – con chi parlate se quello che state facendo rappresenta il lavoro per il quale venite pagati?!
Guardatevi attorno quando uscite per le città. Ad iniziare da Roma, la città eterna, ove la gente è costretta ad esibire la propria miseria alla Stazione Termini, via della Conciliazione e in piazza Pio XII, lungo l’intero colonnato del Bernini. Lasciate lavorare chi sa lavorare. Qualche giornale ci ricorda le invettive di Cossiga. Gli rispondiamo con le parole di Madre Teresa di Calcutta a chi la rimproverava di usare soldi “sospetti” per aiutare i poveri: pecunia non olet! La miseria sì.