Opinione

L’importanza strategica dei collegamenti per l’export

L’ estate tribolata dei nostri trasporti ferroviari e autostradali del 2024 probabilmente verrà ricordata come la più difficile tra tutte. Alcuni quotidiani che non hanno in simpatia l’attuale governo scaricano grandissime responsabilità sull’attuale Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini. I problemi invece vengono da lontano e anche per responsabilità degli stessi quotidiani che non ne hanno parlato mai a sufficienza e soprattutto per tempo.
In questi giorni assistiamo ai grossi problemi sulla linea ad AV perché i tanti collegamenti organizzati da Trenitalia e da Italo sono rallentati da una linea a soli due binari, interessata in alcune zone dai lavori del PNRR e da alcune strozzature storiche come quella di Firenze, che per anni si è opposta a un passante veloce della linea ad AV. Firenze, salvo la parentesi di La Pira è sempre stata amministrata dalla sinistra.
Tutti i Paesi hanno imparato la lezione dei romani sulla importanza delle vie di trasporto, attorno alle strade consolari romane si è edificata l’Europa. Solo in Italia per il limite ideologico del PCI prima si osteggiarono le autostrade, nel 1975 addirittura le si bloccò per legge, rallentando la crescita economica del nostro Paese. Quella norma venne abolita dal Governo Amato solo nel 2002 ma il blocco della costruzione delle autostrade, vedi la Tirrenica lo paghiamo ancora oggi. Il Centro Studi della Confcommercio aveva calcolato che il gap infrastrutturale costasse al nostro Paese oltre 150 miliardi. Negli anni 90 i NO si indirizzarono sulla TAV senza capire che l’obiettivo che si era data la Europa di trasferire il trasporto merci e passeggeri dalla strada alla rotaia era una misura importante per ridurre l’inquinamento e la mortalità da inquinamento.
Quando la politica riteneva le infrastrutture una priorità per il Paese esse venivano costruite per tempo. Cavour fece costruire il primo Traforo alpino al mondo per aprirsi alla Europa ma perché sapeva che noi avevamo un PIL che era un quarto di quello degli inglesi. Nel 1975 al culmine del boom economico l’Italia uscita sconfitta e semidistrutta dalla seconda  guerra mondiale, non solo aveva rilanciato l’industria dell’auto, del tessile e degli elettrodomestici ma aveva costruito la seconda rete autostradale europea e realizzato due Tunnel autostradali come il Bianco e il S. Bernardo.
Un Paese come il nostro che ha un debito pubblico che si sta avvicinando ai 3.000 miliardi che ha il 20% della disoccupazione giovanile, la crescita dell’economia dovrebbe essere il primo obiettivo. Le aziende assumono quando prendono nuovi ordini e cresce il fatturato. Da oltre vent’anni la economia italiana cresce meno della media europea e la economia torinese meno della media nazionale. Non parliamo poi della Bassa Valle di Susa dove il PIL è sceso al 50% del PIL della Valle D’Aosta. Nel 1963 Papa Paolo VI, che non poteva immaginare la guerra in Ucraina, diceva che il significato della parola Pace era Sviluppo. Solo il lavoro da la dignità e la libertà piena all’uomo. Con il lavoro fare figli diventa la cosa più bella del mondo.
Per salvare la TAV dalla posizione antistorica dei cinque stelle e dei Notav ho l’orgoglio di aver chiamato in piazza Castello a Torino , con le Madamin, 40.000 persone. Purtroppo i due governi a guida pentastellata hanno il torto di aver bloccato la TAV e rallentato gli altri investimenti infrastrutturali. Si perse la grande occasione del Covid che rallentò enormemente il traffico autostradale per mesi e mesi per fare lavori di manutenzione straordinaria.
Oggi senza il passante di Firenze ad AV e con i tanti lavori in corso finanziati dal PNRR la possibilità di fermate non previste sulla rete ad AV sono tante, di qui i ritardi. Forse tagliare momentaneamente alcune corse sarebbe una soluzione.
Non sarebbe male una sessione straordinaria del Consiglio dei Ministri dedicata ai temi della mobilità e dei collegamenti internazionali perché ricordo che senza il surplus di export rispetto all’importo da anni il nostro PIL sarebbe negativo. E per le esportazioni sono strategiche i collegamenti alpini e i porti.
Mino Giachino

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