La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità sottolinea che, la disabilità, è il risultato dell’interazione tra le persone con disabilità e l’ambiente in cui le stesse vivono, inteso a 360 gradi. Questo concetto è fondamentale perché, un ambiente e una mobilità più inclusivi, sono la base da cui partire per garantire la piena partecipazione sociale e l’inclusione delle persone, indipendentemente dalle condizioni particolari di ognuno. Significativamente, l’articolo 20 della Convenzione in oggetto, richiama gli Stati Parti ad adottare “misure efficaci a garantire alle persone con disabilità la mobilità personale con la maggiore autonomia possibile”. In particolare, nell’ultimo decennio, l’Unione Europea e i diversi Stati membri, hanno agito sulle rispettive normative per incentivare e garantire l’imprescindibile diritto ad una libera circolazione, adoperandosi anche e soprattutto, per rimuovere in misura sempre maggiore, i residui ostacoli materiali, come ad esempio le barriere architettoniche.
Queste ultime, ma più in generale le barriere alla mobilità, rappresentano tutto ciò che non permette la totale libertà di movimento alle persone che, in ogni fase della loro vita, dai giovani fino agli anziani, si trovano a fronteggiare delle difficoltà di deambulazione e che, ancora oggi, permangono. Quindi, alla luce di tutto ciò e nonostante i miglioramenti effettuati negli ultimi anni, occorre che, tutti i soggetti preposti, svolgano un’opera di sensibilizzazione all’accessibilità, sforzandosi in ogni modo possibile per incrementare gli interventi strutturali a sostegno di una mobilità indipendente delle persone con disabilità e fragilità. Tutto ciò potrà essere raggiunto attraverso il varo di un nuovo paradigma progettuale delle città e dei conglomerati urbani in generale che metta al centro le persone. Così facendo, saremo in grado di attuare pienamente l’articolo 20 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Ognuno però, deve fare la propria parte, senza se e senza ma.