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L’importanza di celebrare i giubilei della vita consacrata

La giustizia e la libertà certamente sono costose: richiedono dedizione assoluta, soprattutto in una dimensione trascendente, come può esserlo quella di una vita dedicata a Dio e “alle Sue cose”. Così fece intendere il ragazzo Gesù ai genitori che, angosciati, lo avevano cercato per tre giorni a Gerusalemme (Lc 2, 49). In alcuni momenti particolari ci si rende meglio conto della forza singolare e del dono gratuito che è costituito dai famosi talenti evangelici: gli anniversari, tappe di vita, mettono in luce questa ricchezza.

A 25 anni dalla mia scelta di far parte di una famiglia credente (mi piace più di “religiosa”) di educatrici nella Chiesa mi accorgo di quanto sia diventata per me molto intensa la vicinanza con i valori più grandi dell’umanità, incarnati in centinaia di ragazzi e ragazze che comprendono sempre più questo: il mondo, la storia sono certamente delle mani dell’Invisibile, o del visibile incarnato, ma il contributo che “si deve” dare è assolutamente personale, ma è anche comunitario.

Durante questi 25 anni ho cercato di vivere la mia dimensione sponsale nella cura dell’altro, del più fragile, tutelandone il suo diritto all’istruzione, all’istruzione libera. Ho capito, infatti, che le scelte di vita, tutte, purché maturate nella verità, nascono dalla libertà dell’intimo, una libertà che solo l’educazione ricevuta in famiglia e a scuola possono generare nel cuore di ogni uomo. Ecco la ragione di un’idea, quella della libertà educativa, che ho cercato di portare avanti e alla quale in molti si sono appassionati. Questo nei 25 anni trascorsi. Così spero negli anni futuri, quanti il Signore della vita vorrà donarmi.

Il Cristianesimo è la religione della libertà, è la religione di un Dio che lascia l’uomo libero di scegliere tra lui, unico Bene, e il male. E anche quando l’uomo sceglie il male, Dio comunque lo aspetta con cuore indiviso di padre. Questa libertà formidabile mi ha sempre affascinata, divenendo, giorno per giorno, il centro della mia vita. Come vorrei che lo diventasse anche per tantissimi giovani, non perché debbano scegliere la vita religiosa ma perché comprendano il valore della libertà e delle sue conseguenze, per ciascuno di noi e per gli altri. E’ una libertà che apre alla vita, una libertà che genera vita, pur, e forse ancor più, nella dimensione verginale. Don Luigi Sturzo, Aldo Moro, i magistrati Borsellino e Falcone mi hanno sempre affascinata perché il loro credere nel Dio che si fa uomo è divenuto ragione e desiderio di cambiamento della società. Costi quel che costi.

Le grandi riforme, anche quelle interiori, non si fanno da sole: io stessa, come del resto tantissimi miei amici di ogni razza e religione, sentiamo la necessità di una parola lieve che dia l’energia giusta per essere al servizio della famiglia, della formazione, dell’ascolto… ma anche, queste riforme, sono frutto di un lavoro di squadra, di trasversalità, onesta e competente.

Nel mio 25° anniversario di una appartenenza umile e fraterna tra sorelle che per prime comprendono e sostengono, ci sono molti altri volti amici che in questo momento condividono la necessità di aprire la mente e il cuore a scelte fondamentali per il bene vero dei giovani. Che passa necessariamente dalla libertà dei genitori. Dio è sommamente libero e genera. Se i genitori non sono liberi di educare i propri figli al bene, “del doman non c’è certezza…”. Anche il Family Act entra silenziosamente nella mia riflessione: non si può dire che il Signore della storia abbandoni i piccoli e i giovani, privandoli di un segno concreto di giustizia dato attraverso l’intelligenza e il coraggio.

Sabato 28, quando saranno ricordati in Duomo gli anniversari di Consacrazione religiosa alla presenza dell’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, sarà la memoria liturgica del Fondatore della Congregazione alla quale appartengo: la Congregazione delle suore di Santa Marcellina fondata nel 1838 dal Beato Luigi Biraghi. Mi sia consentito di vedere in questa bella coincidenza un particolare incoraggiamento. A volte la stanchezza, lo sconforto, la delusione rischiano di prendere il sopravvento. Ma è proprio in quei momenti che ritornano alla mente le parole di Simon Pietro a Gesù, in quel giorno assolato della storia, lungo le rive del lago di Genesaret, quando, all’invito del Maestro ai discepoli, affaticati da una pesca inconcludente, Pietro risponde:” Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”.

Auguro a tutti giorni di pesca abbondante, ricca di bene, di fiducia, di umanità. E, al sopraggiungere del momento della mestizia, auguro che in tutti riecheggino le parole del Maestro che invita a gettare nuovamente le reti. Nonostante tutto, nonostante tutto.

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