Quante volte, negli ultimi tempi abbiamo sentito parlare di catechesi, è un discorso che coinvolge tutti: bambini, ragazzi e adulti. Nel lontano passato il cosiddetto “catechismo” si svolgeva seguendo quello tradizionale formulato da San Pio X. Quel suo catechismo prese le mosse dal Congresso Catechistico Nazionale del 1889 tenutosi a Piacenza. Diventato pontefice Pio X (1903-1914) nella sua enciclica “Acerbo Nimis” del 1905 troviamo le linee guida per l’insegnamento della dottrina cristiana. Il testo fu adottato prima dalla Diocesi di Roma e successivamente si diffuse in tutta Italia.
In un’intervista al mensile “30 Giorni” l’allora cardinale Joseph Ratzinger così si espresse: “…La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore. Può cambiare invece il modo di trasmettere i contenuti della fede. E quindi ci si può chiedere se il Catechismo di san Pio X possa in questo senso essere considerato ancora valido oggi. Credo che il Compendio che stiamo preparando possa rispondere al meglio alle esigenze di oggi. Ma questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X. Non bisogna dimenticare che quel Catechismo derivava da un testo che era stato preparato dallo stesso Papa quando era vescovo di Mantova. Si trattava di un testo frutto dell’esperienza catechistica personale di Giuseppe Sarto e che aveva le caratteristiche di semplicità di esposizione e di profondità di contenuti. Anche per questo il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici…”.
Certamente erano tempi diversi e differenti da quelli che viviamo oggi: un’altra epoca, un altro periodo storico. C’è da ricordare che precedentemente al catechismo di S. Pio X, per circa tre secoli, chi si avvicinava per ricevere i sacramenti, lo faceva seguendo la dottrina proposta dal gesuita Roberto Bellarmino (1542-1621), ancora prima si leggevano i testi proposti sempre da un gesuita, dall’olandese Pietro Canisio (1521-1597).
Ma oggi dobbiamo chiederci cosa significa fare il catechismo? Sappiamo purtroppo che a volte alle cosiddette lezioni svolte nelle singole parrocchie, la presenza di quanti partecipano, non è sempre assidua e costante, sia da parte dei bambini che degli adulti delle diverse fasce d’età. Capita spesso, così, che si dà la preferenza e addirittura la precedenza ad altre attività ritenute più importanti delle lezioni di catechismo.
Nel trentesimo anniversario del Concilio Vaticano II, iniziato nell’ottobre del 1962, Giovanni Paolo II, pubblicava il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, grazie anche alla collaborazione dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger.
Sarà lo stesso cardinale la Domenica delle Palme il 20 marzo del 2005 a presentare il “Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica”, che contiene tutti gli elementi essenziali e fondamentali della fede della Chiesa, così da costituire una sorte di vademecum, che consenta a tutti, credenti e non di abbracciare l’intero panorama della fede cattolica. Infine dobbiamo ricordare che Papa Francesco nel “Direttorio per la Catechesi” del 2020 traccia le linee per una sempre migliore catechesi, da offrire a tutti, affrontando i vari temi che coinvolgano liberamente ogni singolo cristiano.
Naturalmente coloro che sono chiamati a fare la catechesi, devono avere una preparazione che possa rispondere ai vari interrogativi che le attuali generazioni, soprattutto quella degli adolescenti e quelle dei giovani, influenzate dal mondo dei social, non sempre trovano delle risposte adeguate.
Nella catechesi bisogna promuovere i contenuti della fede, invogliando alla partecipazione della vita della Chiesa stessa. Lo scopo è quello di rendere l’annuncio del Vangelo attraverso un linguaggio chiaro e semplice, comprensibile a tutti, e possibilmente al passo con i tempi.