Credo che la nostra società stia vivendo una delle più grandi crisi dell’era moderna. Tutto è confuso. Sembra che il grande tentatore abbia raggiunto il massimo dei suoi squallidi risultati. Ho gioito l’altro giorno vedendo un Papa felice tra i poveri. E l’ho scritto. Mi sono arrivati i messaggi più strampalat: “Eh, sì. Con tutti i palazzi che ha ne dona uno solo ai poveri! Sai che sforzo”. E un altro: “Non gliel’ha donato ai poveri! L’ha dato in uso“. Mi sono chiesto se queste riflessioni meritassero una risposta. Sì, tutte le riflessioni la meritano. Il Papa è il Vicario di Cristo in questa terra, ha una sede ove vive in maniera modesta. Ma è la sede di Pietro, ove negli anni si sono unite cultura e storia , santità e miseria. Cosa dovrebbe fare un Papa se non il messaggero di Cristo? E a me sembra che quest’uomo chiamato al soglio di Pietro si stia prodigando al massimo. Con le sue scarpe larghe e vecchie, con il suo orologino da quattro soldi, la borsa consunta e l’utilitaria con la quale si muove come un prete di campagna e arriva alle cerimonie ufficiali nell’imbarazzo di una scorta che stenta a proteggerlo. Perché questo Papa si dona a tutti e lo fa in una maniera che a volte confonde. Risponde a tutte le domande che gli fanno i giornalisti. È umile e buono con tutti, sempre sorridente, il suo sguardo diventa triste e dolce solo quando guarda i poveri. È evidente il suo amore per loro.
Una risposta
Quando talvolta mi recavo a Roma e vedevo sotto il loggiato i poveri preparare i cartoni per la notte io mi vergognavo. Sì, mi vergognavo da cattolico, perché non potevo pensare al mio Papa che dormiva in un letto o ai cardinali e ai vescovi nei loro appartamenti. Ai sacerdoti e ai religiosi chiusi nelle canoniche e nei conventi. Io ho vissuto a contatto con gli uomini di Chiesa e so quanto bene fanno, quante famiglie aiutano ogni giorno. So quanti sacerdoti e religiose esercitino il proprio ministero con umiltà e generosità. So che il bene non fa notizia, perché a questa società interessa lo scandalo. Il politico onesto non fa notizia. Fa notizia il ladro, il lestofante e, in questo qualunquismo culturale, tutto viene macinato. Anche il bene. Ma quei poveri sotto il colonnato di Pietro mi facevano vergognare. Il Papa ha risposto alle mie preghiere, perché tante volte ho pregato guardando quei volti scavati dal dolore e mi sono commosso, accarezzandoli. Mi sono commosso fino alle lacrime. Pochi spiccioli, una carezza che non riuscivano e non riescono a dare risposta al mio imbarazzo. Quel palazzo donato dal Papa agli ultimi, l’assistenza giorno e notte di medici e di infermieri per curare chi soffre senza chiedere ticket o carta di identità mi hanno reso felice. E ho voluto dare atto di questa felicità e gioirne con chi mi stava accanto. E invece, il grande tentatore: “Sì ma perché non gliel’ha donato ai poveri?”.
L'identità del bene
Insomma serve una identità del bene? E come si dona ad un povero? Intestandogli il bene la richiesta non è banale come la riflessione che cerca sempre il male in tutto. Anche in un gesto di amore. Quel Papa che ho visto mangiare con i poveri allegramente me ne ha ricordato un altro che ho tanto amato, che sapeva sorridere e far sorridere. Che non ha mai smesso di amare fino alla morte. Che diceva di no a chi lo consigliava di lasciare. Quel Papa che ho visto con la testa reclinata e la saliva che gli scendeva dalle labbra e che mi ha guardato negli occhi. Quegli occhi che non dimenticherò mai e che cerco ancora perché quelli sono gli occhi di Dio. Un Dio che ci parla, ci ama e ci vuole felici. Un Dio che è speranza e che ci aspetta. E allora, che mi importa delle critiche sciocche verso un gesto di amore? Sì, viva il Papa! Io lo voglio gridare forte come l’ho gridato anni fa sotto al loggiato di Loreto. Viva il Papa, viva Papa Francesco, custode della Chiesa e volto in terra del Cristo.