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Il silenzio cristiano non è una “tecnica di rilassamento”

Viviamo tutti in questo tempo di prova di un silenzio forzato, ma abbiamo bisogno di un silenzio creativo e di speranza. Il silenzio vissuto in questo momento, parafrasando il Papa, può essere un tempo opportuno per fare un “piano di resurrezione” personale e comunitaria. Il silenzio ci conduce ad ascoltare più noi stessi, Dio e gli altri, non ci fa sparlare degli altri e ci invita alla carità nascosta “la mano destra non sappia cosa fa la sinistra”. Tanti hanno scritto di silenzio da atei, credenti e persone di buona volontà, ma il silenzio cristiano, non è una “tecnica di rilassamento” oppure semplice vuoto, ma è una sveglia esistenziale del presente e verso il mondo che verrà, non tanto come sarà, ma come saremo cambiati ognuno di noi.

Viviamo nella dittatura del rumore, delle parole, delle fake-news, delle calunnie e di un linguaggio da giungla più che umano. Sembra quasi un miracolo che la natura e il mondo stessero in silenzio, ma quando ritorneremo nella normalità, cosa cambierà? Saremo degli uomini migliori o peggiori? Da questa “lezione di sofferenza” del coronavirus cosa abbiamo imparato? Che Caino continua ad uccidere Abele, che continuiamo a giudicare, condannare, sparare a zero su tutti e su tutto, senza speranza, senza misericordia, senza uno sguardo di bontà. Un mio amico, mi ha dato la definizione più autentica di una persona cattiva: “E’ una persona che non ha mai pianto!”. Quanta cattiveria c’è nel mondo e nella chiesa!

Poi un virus imprevisto ed imprevedibile ferma le agende, blocca i progetti umani, allontana socialmente le persone e mette in crisi l’economia mondiale. Distanziamento sociale, ma non dei cuori e delle anime. Mascherine, ma non maschere per amare. Lavare le mani, ma non “lavarsele” per i problemi del mondo e le sofferenze della gente. Il silenzio è il linguaggio di Dio, il gemito dei santi, la penna colorata degli artisti, la nota fondamentale dei musicisti, la brezza leggera del vento, il canto della natura, il sussurro degli angeli, il palpito del cuore, l’ultimo grido dei defunti.

Guardo Maria, la Vergine del Silenzio e penso spesso alle parole di questo mistico: “Il destino della Vergine è quello di stare in silenzio. È la sua condizione, la sua via, la sua vita. La sua è una vita di silenzio che adora la Parola eterna. Vedendo davanti ai suoi occhi, al suo seno, fra le sue braccia, questa stessa Parola, la Parola sostanziale del Padre, muta e ridotta al silenzio per la condizione particolare della sua infanzia, la Vergine si rinchiude in un nuovo silenzio, dove viene trasformata sull’esempio del Verbo incarnato che è suo Figlio, il suo unico amore. E la sua vita passa così da un silenzio ad un altro, da un silenzio d’adorazione ad un silenzio di trasformazione. Maria tace, avvinta dal silenzio del Figlio suo, Gesù. Uno degli effetti sacri e divini del silenzio di Gesù, è quello di mettere la sua santissima Madre in una vita di silenzio: silenzio umile, profondo, che sa adorare la sapienza incarnata in modo più santo e più eloquente di quanto non riescano sia le parole degli uomini che quelle degli angeli. Il silenzio della Vergine non è l’effetto di balbuzie e di impotenza; è un silenzio di luce e di estasi, un silenzio più eloquente, nelle lodi a Gesù, dell’eloquenza stessa…(Pierre de Bérulle, Opuscules de pieté, 39).

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