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Il Crocifisso e la democrazia di Dio che ci rende tutti figli

Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele e perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34). Con queste parole il vecchio profeta Simeone accoglie Gesù nel giorno della sua presentazione al Tempio di Gerusalemme. Una profezia che non conosce limiti di tempo, che non è legata ad una sola epoca storica, tanto che accade anche ai nostri giorni, in modo ricorrente: “Che cosa ci fa in un’aula di scuola il Crocifisso?”. Il delirio ossessivo di togliere di mezzo l’immagine del crocifisso si sta ripetendo anche in questi giorni. Tanto si è scritto e – ne sono certo – si continuerà a scrivere in merito, ma almeno due paletti chiari ed inequivoci è utile piantarli o riproporli.

Il primo di ordine storico-culturale: l'immagine del crocifisso è parte fondamentale, ineliminabile, della storia e della tradizione del nostro popolo. Togliamo il crocifisso dall’italica storia e ci rimangono orgie, violenze e sangue dell’Impero romano. Cancelliamo secoli e secoli di storia che hanno fatto grande nel mondo il nostro Paese. Solo la più gretta ed ignorante ideologia può negare tutto questo. La seconda di carattere antropologico e sociopolitico: il Crocifisso ha fondato i valori della pace, dell’uguaglianza, della dignità di ogni persona umana. L'imperatore e l'ultimo schiavo di Roma hanno la stessa identica dignità, hanno lo stesso incommensurabile valore e godono del medesimo diritto alla vita, alla libertà e alla giustizia. Se si vuole parlare di “democrazia”, certamente non c’è democrazia più grande di quella che ci definisce tutti figli dello stesso, Padre, fra di noi fratelli, riscattati dal quel Primogenito, anch’Egli nostro fratello, che non ha esitato a salire sulla croce per amore. Amore non di parte, non di un popolo contrapposto ad un altro, non di un partito avversario di un altro, non di una chiesa in competizione con un’altra: amore incondizionato per tutti e per ciascuno. Che cosa c'è di più grande che dare la propria vita per salvarne un’altra? Ma se questo ancora fosse poco, che cosa c’è di più incredibilmente sublime che dare la propria vita a vantaggio di chi mi è ostinatamente ed irriducibilmente nemico? Credo non dobbiamo dimenticarcelo mai: questo ha fatto Cristo e questo è il vero messaggio che il Crocifisso comunica all’uomo di ogni tempo.

Chi parla di simbolo divisivo, discriminatorio, contrario alla laicità dello stato, nella migliore delle ipotesi, non sa quel che dice. Il Crocifisso è immagine di amore totale, impronta della sostanza di quel Padre che non ha esitato di sacrificare suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Certamente, lungo la storia, siamo colpevoli di aver gettato pesantissime ombre su quell’immagine: sono i nostri tradimenti, i nostri peccati, le nostre miserie, le nostre viltà ed ipocrisie. Ma quella luce non è stata (e non sarà mai) spenta: morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello, e la vita ha vinto. Il Crocifisso rimanda proprio alla vittoria sulla morte. Chiunque guardi un crocifisso con il cuore, prima che con gli occhi, non può non sentire moti dell’animo contrastanti: dal dolore alla speranza. Già, speranza, perché quell’immagine sta a dire che c’è un uomo che potendo fuggire al dolore e alla morte, potendo sedersi sul trono di un re invincibile, pieno di potenza e di gloria, ha liberamente scelto di sdraiarsi sul trono di una croce per amore. Ha messo sotto la ghigliottina la sua testa perché si salvasse la mia. È certamente opera della fede se possiamo credere che quell’uomo è figlio di Dio, è Dio; ma non serve la fede per riconoscere che quell’opera culminata sulla croce ha il valore eterno di un amore senza limiti. In aula di scuola, un bravo maestro o un bravo professore potrebbe impiegare ore e ore di lezione di “educazione civica” solo descrivendo l’immagine del crocifisso, perché lì dentro c’è tutto: amore, solidarietà, condivisione, inclusione, libertà, giustizia. Tutti i valori laici e democratici della società moderna, dobbiamo avere l’onestà di riconoscerlo, sono stati bagnati e fermentati dal sangue che l’uomo del crocifisso ha profuso senza risparmio. Non è la laicità a negare il crocifisso, perché laicità e fede convivono perfettamente; è il laicismo, becero ed ignorante, che si fa venire l'orticaria … se solo sapessero che il Crocifisso è lì anche per loro!

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