L’IA non potrà mai sostituire l’intelligenza che Dio dona a ogni uomo

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Da diverso tempo, in ogni parte si sente parlare di intelligenza artificiale, più semplicemente “IA”, è un continuo leggere di vantaggi e svantaggi che essa può dare all’umanità in ogni ambito e settore della vita. L’“IA“, permette alle macchine di imparare dalle proprie esperienze, adattarsi a nuovi input ed eseguire compiti con una logica umana. Essa ha la capacità, servendosi di un sistema informatico di provare a simulare l’intelligenza umana, con l’aiuto di funzioni matematiche.

In poche parole, le più semplici possibili, l’“IA”, è l’abilità di una macchina, di mostrare capacità umane, quale il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, combinando grandi quantità di dati, mediante precise istruzioni, sotto forma di algoritmi, che ogni macchina apprende in maniera automatica.

Alcuni tipi di “IA” esistono da più di cinquant’anni, ma i progressi compiuti rapidamente nel campo dei computer, la possibilità e la disponibilità di avere enormi quantità di dati e sviluppando ogni volta nuovi algoritmi, hanno permesso alla tecnologia di progredire ed andare sempre più avanti. E’ un bene?

Ma nascita dell’ “IA” si fa risalire al 1956, quando durante un seminario presso il Dartmouth College di Hanover nel New Hampshire, venne fondata la nuova disciplina partendo dai contributi sviluppati già negli anni precedenti, in previsione delle potenzialità future. Si deve al matematico informatico statunitense John McCarty (1927-2011) il merito di aver coniato il termine di “Intelligenza artificiale” nel lontano 1955.

In molti ambiti lavorativi l’“IA” è già particolarmente diffusa, nella logistica, nella produzione industriale e nell’ottimizzazione di processi aziendali, contribuendo al tempo stesso allo sviluppo sempre più diretto di tecnologie, come la robotica, la guida autonoma, ecc…

L’“IA”, attualmente è  inoltre, in grado di analizzare enormi quantità di dati medici, e ciò riguarda essenzialmente il campo della ricerca, ma naturalmente tutto a vantaggio soprattutto della medicina, per prevenire e diagnosticare malattie, anche se l’ultima parola spetterà al medico.

Per essere veramente vicino all’uomo si chiede all’ “IA” di rispettare la dignità umana, l’autonomia e la privacy, di favorire e migliorare la salute fisica, mentale e sociale di ogni individuo, di evitare i pregiudizi e che i vari processi dell’ ”IA”, dovrebbero essere comprensibili e spiegabili. Ma sarà così in un futuro che cammina più veloce della luce? L’intelligenza umana, prevarrà sempre su quella detta “artificiale”?

Dobbiamo riportare quanto affermato da Papa Francesco lo scorso 14 giugno al G7 in Puglia, alla presenza di capi di governo non solo europei, sull’importanza dell’”IA”: “Non possiamo, del resto, dubitare che l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali”.

E’ bene ribadirlo che essa altro non è che uno strumento, e i benefici o purtroppo i danni che potrà generare dipendono soprattutto dall’uomo, e dall’uso che esso ne farà. Ma, se l’essere umano è stato dotato da Dio, dell’intelligenza, non possiamo togliere all’intera umanità la capacità di scegliere e decidere, prerogative uniche ed essenziali che spettano ad ogni singolo individuo, maschio e femmina. Non dimentichiamo che non possiamo sostituire con le macchine o con gli algoritmi la dignità della persona.

E nessuna tipo di “IA”,  potrà mai sostituire o modificare quell’intelligenza che il Creatore ha posto in ogni essere che nasce, è così da milioni di anni e così sarà sempre. L’intelligenza artificiale, se la consideriamo dono di Dio, facciamo in modo che non possa mai prenderne il suo posto, e qualsiasi algoritmi possa e voglia sostituirsi a Dio stesso.