Nel 1963 Joseph Valachi fu il primo membro della mafia italo-americana a rompere il muro dell’omertà e del silenzio e a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America sulla struttura interna della mafia.
Con lui nasce informalmente il primo programma di protezione dei testimoni di giustizia nel mondo. La prima legislazione completa sulla protezione dei testimoni di giustizia sia avrà invece nel 1970.
Dopo la testimonianza di Valachi si comprese quanto importante fosse tale strumento soprattutto nella lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Fino a quel momento, il “codice dell’omertà e del silenzio” tra i membri della mafia era considerato un muro inscalfibile. Chi testimoniava contro la mafia era un uomo morto. La mafia riusciva sempre a farla franca poiché i testimoni chiave nei processi penali erano spesso eliminati prima della loro testimonianza davanti al tribunale.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti decise allora che doveva essere istituito un vero programma per la protezione dei testimoni di giustizia. Al Procuratore Generale degli Stati Uniti fu conferito il potere di garantire la sicurezza dei testimoni che avevano accettato di deporre contro la criminalità organizzata e altre forme gravi di reato. Nacque così il “Program Witness Security” (WITSEC) che, di fatto, garantì la sicurezza dei testimoni a rischio prevalentemente attraverso il loro collocamento in un nuovo luogo di residenza non noto, con un nome cambiato e nuovi dati sull’identità.
Negli anni ottanta, dopo oltre un decennio di attività, riscontrate una serie di mancanze, il programma WITSEC fu rivisto e aggiornato dal Witness Security Reform Act. Quest’ultima riforma ancora oggi è ritenuta tra le più efficaci dei vari programmi di protezione dei testimoni di giustizia nel mondo.
Sostanzialmente essa si basa su criteri molto semplici. Prevede criteri di ammissione molto rigorosi, inclusa una valutazione dei rischi che i testimoni possono avere nei luoghi dove soggiornano. La creazione di un fondo per risarcire le eventuali vittime di crimini commessi dai testimoni ammessi al programma. La firma di un contratto che disegna gli obblighi del testimone all’atto dell’ammissione al programma. Le procedure da seguire in caso di violazione del contratto da parte del testimone. Le norme per la divulgazione d’informazioni riguardanti i testimoni partecipanti al programma e le sanzioni per la divulgazione non autorizzata di tali informazioni. La tutela dei diritti di terzi, in particolare l’onorare eventuali debiti del testimone e la massima protezione dei propri familiari.
Affinché un testimone possa entrare nel programma WITSEC, la sua testimonianza deve essere concretamente rilevante. In buona sostanza deve fornire alla pubblica accusa il necessario materiale probatorio per sostenere l’incriminazione dinanzi al tribunale competente. Per l’operatività del programma di protezione è necessario non vi sia nessun altra possibilità per garantire l‘incolumità fisica del testimone.
Le ultime modifiche hanno previsto anche nuove condizioni. Tra di esse rileva il profilo psicologico del testimone e la capacità di attenersi alle regole e limitazioni imposte dal programma. Nel corso degli anni, visto il funzionamento e la validità del programma WITSEC, le autorità statunitensi hanno ritenuto di estenderlo oltre che ai testimoni di crimini di stampo mafioso anche a quelli riguardanti i reati di droga (traffico e produzione) e a una serie di crimini violenti che prevedono un’ipotesi di associazione per delinquere.
Ad oggi possiamo dire che il sistema americano sia una macchina perfetta poiché è sempre riuscito a far perdere le tracce di chi accetta di collaborare con la giustizia e testimoniare contro la criminalità organizzata.
Diamo alcuni dati a suffragio delle nostre affermazioni. Nel 2019, 12.500 testimoni e 13.900 familiari sono entrati sotto la tutela del WITSEC con un programma rigoroso e studiato in ogni minimo dettaglio. In quasi cinquant’anni di efficacia, nessuno dei testimoni è mai stato ferito o ucciso. Sicuramente noi abbiamo un’ottima legislazione antimafia ma in questo campo forse dovremmo studiare meglio il loro sistema di protezione testimoni e migliorare il nostro.
Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E’ ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.