Se consulti il vocabolario alla parola maestra troverai docente (dal latino docēre, insegnare) o insegnante. La maestra è un professionista nel campo dell’istruzione in strutture apposite come scuole e università. Nella scuola dell’infanzia e primaria i docenti vengono generalmente indicati con il titolo di “maestro”, mentre nella scuola secondaria e in ambito accademico viene privilegiato l’utilizzo del termine professore. Non a caso Gesù che insegna tra i dottori nel tempio -come il Vangelo ci ricorda – è chiamato Maestro. Quando i suoi genitori Gli diranno: “Dov’eri? Ci hai fatto preoccupare”, Egli risponderà che stava facendo il volere del Padre.
L’insegnante, il docente, ha il grande dono di aprire la mente dei propri alunni, di spiegare loro il segreto della vita e di portarli a vette inimmaginabili. Io ho avuto splendidi docenti durante i miei anni di Ginnasio e Liceo e li ricordo tutti, distintamente, come ricordo la trepidazione di quando doveva arrivare il mio professore di filosofia Bonifazi o di Greco Miola, il professore di Francese Monaldi, che non rispondeva se non attraverso la lingua che insegnava e che in cattedra sembrava fosse un novello Napoleone. Poi le più gradite, le lezioni di musica del professore Don Cesare Celsi, due ore da trascorrere il sabato con questo compositore che arrivava e ci faceva ascoltare i suoi dischi che talvolta ho ascoltato negli anni a venire in radio. Tanti docenti i cui volti mi scorrono davanti e di cui ricordo solo pregi sebbene allora, se qualcuno sbagliava, le urla dal Seminario di Fermo si sentivano fino in centro.
Ma il ricordo più dolce è quello che mi porto per una giovane ragazza che ho conosciuto tanti anni fa, in prima elementare, la signora Maestra Guglielmina Ferranti, sposa e mamma di tre ragazze, a cui la vita riservò il dolore di perdere il suo amato compagno e marito. La signora Maestra è stata una mamma per tutti noi suoi alunni. Era una donna bella, dal carattere forte, che non sapeva piangersi addosso, e che aveva una grande dignità, compostezza e severità. Le vidi dare qualche scapaccione e ad un ragazzino che non faceva che muoversi dal suo banco (e che oggi è un affermato avvocato) un giorno lo legò alla sedia. Oggi abbiamo il problema delle baby gang che imperversano nelle città e ci si chiede come si possa essere arrivati a questo punto. Mi sono fatto per esperienza una idea di come una società corrotta non possa che produrre guai. Diamo le colpe a tutti escluso che a noi stessi ed ai nostri metodi educativi. Se avessi preso uno schiaffone dalla mia maestra, allora, non sarei di certo tornato a casa piangendo perché ne avrei presi altri due. Oggi, se un insegnante sbaglia solamente nel parlare, la denuncia è a portata di mano e scontato il processo pubblico sui media. La mia Maestra era severa ma giusta.
Ci ha seguito tutti fino alla licenza elementare ma dopo ha continuato ad interessarsi ad ognuno di noi. È stata per tutti i suoi alunni una vera, seconda mamma. Anni fa, quando ormai era scomparsa da qualche anno, riunimmo i compagni di scuola delle elementari e fu presente a questo incontro una delle sue figlie. Terminata la cena ella chiese il silenzio e ci disse che la sua Mamma ci voleva salutare. La guardammo stupiti mentre estraeva dalla borsa un registratore Geloso e pigiato un tasto verde, riascoltammo le nostre vocine di bimbi di dieci anni che recitavano poesie e confessavano quali sarebbero stati i sogni per il proprio futuro. Chissà perché ma io dissi che avrei voluto essere Vescovo o Giudice.
In realtà la mia vita è stata quella di poliziotto. Quando, superato il Corso per Dirigenti in Accademia, mi fu consegnata la terza stelletta (quella da Colonnello) partii da Roma per Porto Sant’Elpidio e mi recai a casa sua con un mazzo di rose. Lei mi accolse con quel sorriso dolce che ha accompagnato i momenti più belli ma anche i più difficili della mia vita ed accarezzandomi mi disse: “Bravo, Italo. Stai attento”. Ieri è stato il giorno del suo compleanno. Questa riflessione l’ho scritta pensando che ora la signora Ferranti è in cielo vicino a quel Maestro che ha ispirato la sua vita. E pensando che accanto a lei vi sono alcuni dei miei cari amici che sono andati avanti. Sono certo che Ella, quando Dio vorrà, ci aspetterà tutti perché la sua classe è stata una classe di ragazzini che si sono amati e rispettati e che ancora oggi, quando si incontrano si abbracciano con affetto.