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Perché il governo dovrebbe guardare a De Gasperi

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Ricordare la lezione dei grandi personaggi che hanno fatto la storia è importante non solo per il tributo di riconoscenza che dobbiamo loro ma anche per offrire un modello alle nuove generazioni e alla politica di oggi che sovente appare senza arte né parte.
Non voglio ricordare i meriti politici delle scelte di De Gasperi se non ricordare che mentre l’Italia aderì alla NATO nel 1949, il PCI fieramente contrario, nel 1976(27 anni dopo) con Berlinguer dichiarò che si sentiva più sicuro sotto la NATO rispetto al Patto di Varsavia.
Quest’anno ricordare De Gasperi a 66 anni dalla morte è molto importante e utile sotto l’aspetto economico e sociale, perché noi ci troviamo in una situazione che non è uguale, perché la Storia non si ripete, ma simile. Dal punto di vista economico e sociale oggi la economia e il Paese reale subiscono una perdita di ricchezza, di fatturati e di introiti come mai nel dopoguerra.
La gravità della crisi economica conseguente al lungo Lockdown e l’utilizzo delle risorse a fondo perduto che arriveranno dall’Europa hanno molte somiglianze con la situazione che si dovrò affrontare De Gasperi a poco più di un anno dalla fine della Seconda Guerra mondiale.
Allora De Gasperi fece uscire i comunisti dal governo, si schierò nettamente a favore dell’Occidente e degli USA e ebbe i soldi a fondo perduto del Piano Marshall con i quali pose le basi sulle quali i governi centristi costruirono il Boom Economico. Non fu un miracolo economico perché fu dovuto alle scelte strategiche di De Gasperi e dei suoi amici.
Anche allora le risorse vennero divise in una parte, la maggiore a fondo perduto, l’altra in prestiti. I Paesi che ricevettero i fondi furono i Paesi che oggi fanno parte della UE oltre alla Turchia. I Paesi che ebbero più fondi furono l’Inghilterra, la Francia, l’Italia è la Germania in ordine. Anche allora si controllava la attuazione e anche allora vi erano delle condizioni.
Con i soldi del Piano Marshall in Italia si riparò la rete ferroviaria interrotta in molte parti e unico mezzo di collegamento del Paese perché allora il trasporto su gomma era importante ma non su lunghe distanze. Si diede via al Piano Sinigaglia o dell’acciaio... si acquistarono impianti e macchinari. Secondo gli USA ogni dollaro investito contribuiva alla formazione di 6 dollari di capitale.
Cito questo dato perché se l’Italia sceglierà gli investimenti e gli utilizzi migliori immaginare che gli 82 miliardi a fondo perduto possano produrre quasi 500 miliardi di PIL , ne avremmo una spinta enorme vista la bassissima crescita degli ultimi vent’anni.
A questo punto l’interrogativo riguarda la capacità del Governo Conte 2, dove non abbonda la competenza, con i cinque stelle fieramente contrari alle grandi opere infrastrutturali, di scegliere gli investimenti che hanno il maggiore impatto sulla economia e di fare le riforme, da quella della burocrazia a quella della giustizia, in grado di rilanciare economia e lavoro.
Mino Giachino: