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Giornalismo e professionisti con disabilità: le barriere ci sono

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Nel mondo del giornalismo, dove rapidità di informazione e agilità sono spesso considerate essenziali, i professionisti con disabilità affrontano una serie di sfide uniche che possono influenzare sia l’accesso alle opportunità di lavoro sia le condizioni lavorative quotidiane. Anche se la tecnologia ha fatto passi da gigante nel rendere le professioni più accessibili, le barriere rimangono, specialmente in un campo così dinamico come quello giornalistico. La prima sfida che molti giornalisti con disabilità incontrano è l’accessibilità degli uffici e dei luoghi in cui si raccolgono le notizie. Nonostante le leggi sull’accessibilità, molti edifici in cui si svolgono conferenze stampa o eventi non sono completamente accessibili, il che può impedire a giornalisti su sedia a rotelle o con altre limitazioni fisiche di accedere a storie importanti. La mancanza di accessibilità si estende anche ai mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere tali luoghi, come anche alle attrezzature utilizzate nel giornalismo quotidiano, che spesso non sono progettate per essere facilmente utilizzabili da persone con disabilità motorie o sensoriali.

Un’altra sfida significativa è la rappresentazione e l’inclusione nei media stessi. I giornalisti con disabilità sono spesso sotto-rappresentati in questo settore, il che può portare a una mancanza di sensibilità o consapevolezza da parte dei colleghi e dei leader del settore su come meglio supportare le loro esigenze. Questa sotto-rappresentazione può anche influenzare il modo in cui le storie riguardanti le disabilità vengono raccontate, con il rischio di perpetuare stereotipi o di non dare spazio sufficiente alle voci dirette dei diretti interessati.

In termini di strumenti tecnologici, sebbene siano stati fatti molti progressi, come l’uso di software di riconoscimento vocale e altre tecnologie assistive, molti sistemi editoriali e piattaforme di gestione dei contenuti non sono ancora completamente ottimizzati per l’uso da parte di persone con diverse disabilità. Questo può rallentare il lavoro di un giornalista con disabilità o richiedere un adattamento costante da parte loro, il che aggiunge uno strato di sfida che i loro colleghi non disabili potrebbero non dover affrontare.

Inoltre, esiste anche una barriera attitudinale. I colleghi e i supervisori senza una formazione adeguata o sensibilità verso le esigenze delle persone con disabilità possono non riconoscere le modifiche o gli adattamenti necessari che possono fare una grande differenza nel permettere a un giornalista con disabilità di lavorare efficacemente. Ciò può variare dalla necessità di più tempo per completare determinate attività, alla necessità di attrezzature specializzate o modifiche nel modo in cui le riunioni e le interviste vengono condotte.

Nonostante queste sfide, molti giornalisti con disabilità continuano a mostrare un’impressionante resilienza e determinazione. Essi apportano prospettive uniche e vitali che arricchiscono il discorso mediatico e promuovono una maggiore comprensione delle questioni legate alla disabilità nella società. Il loro lavoro aiuta a sfidare le percezioni comuni e a promuovere un cambiamento positivo verso una maggiore inclusione in tutti gli aspetti della vita sociale e professionale.

Affrontare e superare queste barriere non è solo una questione di giustizia sociale ma anche una necessità pratica per un settore che si fida della diversità delle prospettive per raccontare storie complete e accuratamente contestualizzate. Il giornalismo, alla sua essenza, è servire il pubblico, e ciò include garantire che tutti i membri della società siano rappresentati e abbiano accesso alle stesse opportunità di raccontare le loro storie.

Paolo Berro: