Le espressioni “sistemi giuridici”, “ordinamenti giuridici” e “diritto oggettivo” possono essere considerate come sinonimi. E così è anche per l’uso del termine “diritto” senza alcuna specificazione. L’ordinamento giuridico è il cuore e il cemento di ogni società umana. Senza organizzazione giuridica lo Stato non è lo Stato, la società non è la società, il partito politico non è il partito, il sindacato non è il sindacato. Il diritto non è un di più di cui si può fare a meno. Non è un abito superfluo, alla moda e per farsi belli. Il diritto è quell’abito e quell’abitazione senza i quali la morte è certa: protegge dal gelo e dal freddo; e difende dal caldo torrido e dal sole cocente. Invero, spiega Francesco Carnelutti nel suo La paix e la guerre (1945), “se gli uomini sapessero amare, non avrebbero bisogno di giudici né di gendarmi per vivere in pace. Poiché non sanno amare bisogna stabilire delle frontiere e custodirle con le armi”. Ma la forza da sola rischia di trasformare il diritto in terrore ed in oppressione. Occorre, quindi, comprendere che il diritto è un qualcosa di diverso dalla forza. Non è solamente forza. Ma è quell’organizzazione, quella struttura portante delle società umane, delle famiglie, delle tribù, delle città e degli Stati. È quell’assetto che permette alle scelte politiche, economiche e sociali delle classi dominanti di realizzarsi. Un sorta di diritto è anche quella struttura, quella organizzazione chiamata partito comunista? “Il Manifesto del partito comunista” è, infatti, lo Statuto, l’atto fondativo di tutti i partiti comunisti. Se il comunismo da ideale diventa organizzazione o Stato, non può fare a meno del suo diritto. L’organizzazione delle società umane non è una sovrastruttura. Il “diritto” non è una sovrastruttura, gli ordinamenti giuridici non sono sovrastrutture. Prendiamo due passi tanto decisivi quanto trascurati de Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, di Karl Marx. Il primo, “al di sopra delle differenti forme di proprietà e delle condizioni sociali di esistenza si eleva tutta una sovrastruttura di impressioni, di illusioni, di particolari modi di pensare e di particolari concezioni della vita”. Il secondo brano, riferito alle due classi borghesi rivali, che avevano creato altrettante sovrastrutture sulla base dei diversi interessi, e cioè: “sulla rivalità tra il capitale e la proprietà fondiaria”. Dalla attenta lettura di tali brani si coglie pienamente la differenza tra strutture e sovrastrutture. “Le impressioni”, “le illusioni”, “i particolari modi di pensare”, sono le vere e proprie sovrastrutture, sono quegli elementi che stanno “al di sopra” delle differenti forme di proprietà e delle divergenti condizioni sociali di esistenza degli individui e delle classi sociali. In altre parole, al di sopra di ogni ordinamento giuridico c’è qualcosa che non è giuridico, come le convinzioni morali e religiose; le tradizioni, l’educazione. Al contrario, le strutture portanti di ogni sistema giuridico sono: – le forme di proprietà; – le condizioni sociali dell’esistenza. Anche se è diffusa l’opinione secondo cui il diritto, nella concezione marxiana, sarebbe da ritenere una sovrastruttura, non direi che questa sia l’idea di Marx.
Il diritto agisce come un collante, mentre la guerra opera divisioni a non finire. Nel mio Guerra o diritto? affermo che le società si costruiscono con il diritto e si distruggono con la guerra. Ma la Rivoluzione che cos'è? E che cosa può fare? Verificheremo il sogno e il tramonto dell’ideale comunista in un prossimo studio in via di pubblicazione. Tutte le rivoluzioni violente all’inizio assumono le apparenze di tumulti più o meno diffusi; ma non è vero l’opposto: non tutte le rivolte si trasformano in rivoluzioni. Le rivolte dei Gilet gialli, attualmente ancora in corso, hanno assunto le forme delle proteste violente con atti che fanno pensare a veri propri tumulti contro le più recenti imposizioni fiscali sui carburanti. Si tratta si sommosse che non vanno sottovalutate. Si dice che il presidente della Repubblica, Macron, abbia dato ordine di revocare gli inasprimenti fiscali. I contestatori non sono soddisfatti dei risultati conseguiti e la rivolta non si è esaurita. In Francia anche la Rivoluzione del 1789 era stata preceduta da più rivolte contro le nuove tasse imposte dal governo del re. Poi con la convocazione degli Stati Generali, il Terzo Stato si organizzò e richiese l’abolizione della distinzione del popolo in classi (Clero, Nobiltà e appunto Terzo Stato) e quindi subito approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini (26 agosto 1789). La protesta dei Gilet gialli è anche la contestazione sulla quale scommettono tutti i gruppi rivoluzionari. Questi ultimi vorrebbero entrarne a far parte, per poi prenderne la direzione. Il M5s ha saggiato il terreno con un metodo che ricorda il movimento degli elefanti in una sala di cristalli. Dei Gilet gialli io non conosco le strutture organizzative, e tanto meno le sue sovrastrutture. Anzi, no! Il Gilet giallo allo stesso tempo è l’emblema della rivolta; e come tutte le bandiere è sintesi e sovrastruttura del pensiero che rappresenta.