Alcide De Gasperi, al termine della Seconda guerra mondiale e delle grandi sofferenze vissute dai popoli d’Europa, si era convinto del fatto che, come aveva sottolineato mentre ritirava il premio “Carlo Magno” per il suo impegno a favore dell’Europa nel 1952, “il futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà.” Questa affermazione è stata alla base del concetto di integrazione europea che ancora oggi, seppur con fatica e in un contesto internazionale totalmente cambiato, noi giovani dobbiamo cercare di perseguire.
In Europa, attraverso lo European Green Deal e il piano Next Generation EU, si sono realizzati dei passi avanti nella via che, più di mezzo secolo fa, è stata tracciata dallo statista trentino verso un Europa il cui collante principale è la solidarietà reciproca tra i popoli. Crediamo però che sia necessario agire con urgenza per costituire una vera unione politica democratica europea. Questo obiettivo si potrà realizzare solamente attraverso la riforma dei trattati riguardanti i rapporti tra i paesi membri.
Noi giovani europei ed europee crediamo che serva portare a termine il progetto di unità politica dell’Europa per affrontare le grandi questioni internazionali che la storia ci ha messo davanti e che le nazioni, da sole, non sono in grado di fronteggiare. Il progetto europeo designato dai padri fondatori potrà avere un futuro solo se saranno completati alcuni obiettivi chiave di cui, il primo fra tutti, è la garanzia della pace e della fraternità tra i popoli. L’Unione Europea va intesa come promessa per garantire la pacificazione nel globo e l’integrazione, rappresenta l’unico esempio mondiale di alternativa al concetto violento ed egemonico sul modello degli stati – nazione che, ormai, non possono superare le sfide dei tempi che richiedono risposte corali e integrate. Rivela, inoltre, che una cittadinanza sovranazionale è possibile e che la costruzione di istituzioni comuni non opprime le identità nazionali, regionali e locali, ma anzi: le protegge e struttura su più livelli.