Il senso comune ci dice da sempre che per raggiungere il successo il primo aspetto è legato alla testa, alla sfera psicologica, ma ancora non tutti si preoccupano di curare l’aspetto mentale e psicologico, anche se è in corposo aumento l’importanza della preparazione mentale in ambito sportivo. Tale aspetto vale in particolare per le Olimpiadi, che hanno una enorme forza rappresentativa e sono estremamente idealizzate nell’immaginario collettivo. L’unione dell’essere parte di una nazione e del remare tutti nella stessa direzione mi colpisce ogni anno di più. Se fossimo così uniti anche su altri aspetti, saremmo ancora più orgogliosi di essere cittadini italiani. Ritornando allo sport, il rischio più grande per un atleta è quello di sentirsi ingabbiato e incapace di esprimere il suo vero valore. Concentrazione e attenzione spesso fanno la differenza negli ultimi momenti di una gara e perderle viene vissuto come un lasciarsi schiacciare, farsi trascinare dagli eventi e quindi sfiorare una medaglia, o non riuscire a portare a termine una gara.
Benedetta Pilato, promessa del nuoto italiano, ha concluso, come ormai risaputo, la sua avventura olimpica a Parigi con un quarto posto nella finale dei 100 rana femminili. La sua performance è stata vissuta dalla nuotatrice come una vera e propria vittoria personale, un traguardo raggiunto dopo un anno di duro lavoro e superamento di ostacoli: “Ci ho provato fino alla fine. Peccato, ma nonostante tutto è il giorno più felice della mia vita. Un anno fa questa gara non ero nemmeno in grado di farla. Questo è solo un punto di partenza. Già rispetto alla gara di ieri ero all’opposto, sono riuscita a tirar fuori gli attributi”, ha dichiarato la Pilato con un misto di emozione e determinazione. Nonostante la delusione per il mancato podio, la Pilato ha saputo cogliere il lato positivo della sua esperienza, guardando al futuro con ottimismo e con la consapevolezza di aver appena aperto un nuovo capitolo della sua carriera. La sua determinazione, la sua umiltà e la sua capacità di affrontare le sfide con positività la rendono un esempio per tutti i giovani atleti.
Intraprendere un percorso di crescita personale con uno psicologo dello sport, significa coniugare performance, motivazione e benessere psicologico, spostando il focus da una preparazione incentrata sul risultato, ad una basata su performance graduali e sulla percezione di autoefficacia.
In tal modo la stella polare degli allenamenti è la crescita quotidiana, la capacità di un dialogo interno efficace (famoso self-talk). Consiste in un dialogo a voce alta, urlato, sussurrato oppure semplicemente pensato… I campioni di livello sono quelli che si preparano e vivono le competizioni cercando il più possibile di interiorizzare il dialogo per migliorare nel proprio autocontrollo e per non dare riferimenti all’avversario in merito allo status psicologico proprio e personale.
Benedetta Pilato è stata un esempio di come sia possibile prepararsi dandosi stimoli impensabili attraverso il dialogo interno positivo che l’ha portata a superarsi rispetto alle prove precedenti ma è stata anche un modello di come si possa vivere il dialogo esterno, quello con i mass-media. Festeggiare un quarto posto significa essere consapevoli che in quella disciplina essere quarti a confronto con tutte le nuotatrici dell’intero mondo non può non dare soddisfazione anche se questo significa non ricevere una medaglia. Nelle parole della Pilato c’è l’essenza intrinseca dello sport, quella che sa andare oltre una frustrazione e che sa godere di un risultato straordinario per i propri obiettivi personali e anche in assoluto. Per dare ancora più valore a quanto sin qui detto, è molto bello e apprezzabile il gesto del Presidente della Repubblica, il quale ha voluto onorare l’importanza anche di coloro che giungono appena dopo la terza piazza del podio invitando al Quirinale (il 23 settembre 2024) tutti coloro che sono giunti quarti alle Olimpiadi di Parigi. Negli ultimi Giochi di Parigi l’Italia, infatti, è stata la nazionale con più quarti posti: ben 25! Il Presidente Mattarella, dunque, vuole esprimere la sua riconoscenza anche ai sacrifici e agli sforzi degli atleti in gara che hanno sfiorato la medaglia ma onorato l’Italia.
Dobbiamo dire grazie a Benedetta Pilato perché ci ha ricordato ancora una volta che puntare all’eccellenza non significa doversi vergognare dei propri risultati, soprattutto dopo un impegno durato tre anni. Questa atleta, classe 2005, a soli diciannove anni, ci ha dimostrato come un’Olimpiade possa non essere considerata solo un punto di arrivo, ma una tappa.
Pensando a tanti ragazzi e a tanti giovani, mi sento di dire che ogni momento di verifica o esame può essere vissuto come trampolino e non come sbarramento. È giusto avere aspettative ma è bello non pensare che la parola “sconfitta” significhi “fine”. Dietro la sconfitta, c’è la bellezza della ripresa, del senso di rivalsa, dell’orgoglio di ripartire per riprendere a sognare, senza perdere contatto con la realtà.
Benedetta Pilato sia un esempio per tutti. È bello puntare a vincere, è straordinario vincere una medaglia ma si può essere in cima al mondo (in primis con sé stessi) anche con un quarto posto che nel proprio self-talk ha un sapore… d’oro!