Ci siamo. Mercoledì 19 giugno, in tutta Italia, oltre cinquecentomila studenti, ragazzi e ragazze sosterranno gli esami di maturità termineranno così il loro ciclo di studi. Il primo esame di maturità, nacque nel lontano 1923 per volere dell’allora ministro dell’Istruzione, il filosofo e storico Giovanni Gentile (1875-1944) era un esame di stato svolto al termine degli studi liceali, unici in quel determinato periodo storico a consentire l’iscrizione all’università.
Nel corso degli anni, cambiando anche le situazioni politiche del nostro Paese, gli esami hanno subito dei veri cambiamenti, voluti dalle varie riforme scolastiche che i governi e i ministri dell’Istruzione hanno voluto apportare a questo esame così particolare e importante per ciascun studente. Il tutto dovrebbe essere finalizzato esclusivamente a valutare le competenze acquisite dagli studenti al termine del ciclo di studi di ogni scuola: licei, istituti professionali, tecnici, ecc.
Gli esami di maturità rappresentano sempre un momento da vivere con ansia, apprensione e un po’ di paura. Nei giorni che precedono tale esame, gli studenti si interrogano su quali siano le tracce… o i possibili argomenti che dovranno trattare, in quello che una volta era il fatidico “tema” di italiano. Tante sono le domande che vengono in mente, per una breve riflessione. Può bastare un esame per diventare e sentirsi maturi, o per sentirsi grandi? Può una commissione di professori esprimere in poco tempo sulla maturità acquisita da un ragazzo o da una ragazza?
Viene in mente il titolo di una commedia scritta nel lontano 1973 da Eduardo de Filippo (1900-1984): “Gli esami non finiscono mai”. Certamente la maturità di una persona, di un ragazzo o di una ragazza, non può certe dipendere dalla riuscita di un esame scolastico, più o meno complesso, l’esame quello vero lo scopriamo ogni giorno affrontando problemi e situazioni che la vita ci pone sul nostro cammino. E’ qui che si misura forse la maturità di un individuo. Normalmente la fase di maturità viene fatta coincidere con l’età adulta, anche se cronologicamente, non sempre l’età corrisponde ad uno stato di maturazione psicologica.
C’è da ricordare che la nostra società, si configura attualmente come una società che corre sempre più velocemente, senza preoccuparsi se qualcuno resta indietro…l’importante è arrivare, esserci sempre. Facendo così abbiamo messo da parte, momenti per riflettere, per pensare… il più delle volte il nostro vivere è un vivere in maniera istintiva. Essere maturi significa seguire un processo di crescita, conoscendo al tempo stesso i vari tempi e problemi della vita e del sapere e spesso si accompagna ad un’adeguata esperienza.
Come sostiene lo psicologo Erich Fromm (1900-1980) viviamo in una società che si concentra soprattutto sull’avere, piuttosto che sull’essere, e talvolta siamo capaci di definire una persona matura perché ha raggiunto determinati obiettivi e non ci interroghiamo in quale modo siano stati raggiunti.
Per essere veramente maturi, bisogna saper vivere e accettare il prossimo, e soprattutto aiutarlo nei momenti difficili della vita, non si è maturi pensando solo a sé stessi o facendosi spazio nella società a discapito degli altri. Ecco allora, che un esame scolastico non può certificare con un voto la maturità di un individuo… ma saremo solo noi stessi a sentirci maturi se sapremo vivere con onestà in ogni settore della società.