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Quante volte, nell’egoismo e nella cattiveria, abbiamo flagellato il giusto

“Mi dispiace per la Germania ma ogni volta che vedo un tedesco anziano mi chiedo se sia ancora viva nella sua memoria gli orrori dei campi di concentramento. Poi penso alle folle esultanti in Piazza del Popolo a Roma che inneggiavano alla guerra. Penso alle leggi razziali. E mi chiedo: fino a che punto si può spingere la crudeltà dell’uomo? Mi sono interessato ad organizzare diverse conferenze sulla Sindone e l’uomo della sindone, con l’ intervento di storici e di medici legali. Nella mia prima conferenza mi sono sentito male.

Eppure di atrocità ne ho viste nella mia vita di dirigente della Squadra Mobile. In particolare contro le donne ed i bambini. Ma la sequenza della flagellazione, l’opposizione della corona di spine, l’affissione di un uomo sulla croce e alla fine forse il gesto più pietoso di spingere quella lancia nel cuore e farla finita mi sconvolsero.

La conferenza si tenne al duomo di Osimo. Ricordo che non riuscii a trattenere le lacrime. La sofferenza sconvolgerebbe chiunque, ma quando è studiata è di una atrocità che non ha nulla di umano. Un cane ti può aggredire ed un animale feroce sbranare, ma non lo fa mai ad intervalli. L’uomo dei campi di concentramento, invece, ha abusato di altri esseri umani, esseri come lui, scientemente, lentamente. E la morte per molti di questi esseri è stata un sollievo.

Si pensa a Pilato come ad un uomo buono che voleva salvare Gesù e che lo fece fustigare per muovere a pietà la folla. Ma la flagellazione consisteva “in un numero indefinito di colpi, distribuiti su tutto il corpo, con la cura di evitare di colpire esageratamente la zona del petto (onde evitare che il condannato morisse sotto i colpi). Questa tortura poteva esaurire l’esecuzione della pena oppure precedere l’esecuzione capitale, tipicamente la crocifissione (ma anche il precipizio o lo strangolamento, la decapitazione o il rogo etc.). La flagellazione romana avveniva di norma alla colonna, al punto che in ogni domus romana ce n’era una adibita alla battitura degli schiavi, come riferiscono Cicerone e altri: in tali casi ”quotidiani” la flagellazione veniva effettuata con fruste di vario tipo, mentre la flagellazione condotta sull’Uomo della Sindone, particolarmente violenta e prolungata, ha i caratteri di una punizione esemplare”.

No, Pilato non era un uomo buono ma era un uomo crudele ed incapace di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Sicché è stato naturale per lui gridare: Gesù o Barabba? Chissà quante volte abbiamo scelto Barabba nella nostra vita. Quante volte abbiamo flagellato il giusto, l’inerme, il povero. Magari deridendolo per la sua posizione. Io credo che in tutte quelle volte in realtà abbiamo flagellato la nostra umanità. Certo, non abbiamo utilizzato il flagrum, ovvero la sferza e i piombini, a lacerare la pelle e spaccare le ossa ma chissà quante anime abbiamo torturato anche noi con l’egoismo e la cattiveria, il desiderio di essere primi salendo sulla dignità dell’altro. Forse, a volte, è veramente meglio essere ultimi ma in pace con se stessi.

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