«Che cosa dobbiamo fare?» è la domanda che tre volte Giovanni Battista si sente ripetere da gente diversa e per tre volte li esorta ad essere caritatevoli e giusti. Risponde a tutti in modo chiaro e non teme dunque le folle, i pubblicani o i soldati, poiché per ognuno ha le esortazioni di cui hanno bisogno. La richiesta sembra quasi di coloro che sono spaesati e sperduti, di chi si lascia vivere, di quanti cercano un senso. Chiedono di fare, ma è più questione di essere, e nella carità come nella giustizia le due cose non possono che camminare insieme.
Giovanni può permettersi le risposte che il Vangelo ci riporta, poiché la sua esistenza è trasparente, il suo modo di vivere ineccepibile, la sua coerenza inattaccabile. Lo definiscono “maestro” e si esprime con l’autorevolezza di un maestro che sa di non esserlo, ma di prepararne l’arrivo con umiltà. Ed in fondo non propone loro gesti eclatanti, di spogliarsi di tutto; il Battista ad un occhio superficiale – soprattutto oggi ma forse anche a quei tempi – sarebbe preso per uno sbandato, tuttavia molto esigente con sé, chiede invece di operare la normalità agli altri: dividere il superfluo con chi non ha il necessario, essere equi e rispettosi, non rubare e vivere del proprio lavoro.
Dentro questa normalità c’è la via per la salvezza, che è lastricata di buone azioni quotidiane tutte all’altezza delle nostre capacità, adatte a tutti e a ciascuno. Così nella folla ogni singolo si sente interpellato personalmente, come ogni pubblicano – seppur biasimato in quel contesto – ha una possibilità inaspettata, e lo stesso vale per il soldato che sotto la corazza ha sempre un cuore.
Le esortazioni di Giovanni sono esigenti ma inclusive! La domanda delle domande, quella che il popolo tiene nel cuore, è però la più importante se quell’essere e quel fare devono avere un senso e una prospettiva; non ci possono essere dubbi né scambi di persona, per questo il Battista è come se la strappasse da dentro ogni cuore, liberandolo. È un grande, perché proprio quando potrebbe umanamente avere il proprio momento di gloria, si mette da parte e annuncia chi è più forte di lui, vincendo ogni egocentrismo, ogni appropriazione indebita, ogni vanità.
Della missione del Cristo annuncia l’inizio (battezzerà in Spirito Santo e fuoco) e la fine (pulire…raccogliere…brucerà), avendo già indicato prima come essere frumento e, agendo malamente, rischiare di diventare paglia da bruciare. È la Buona Novella, per questo alla nostra sempre attuale richiesta “che cosa dobbiamo fare”, l’antifona ci ricorda: «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino»!