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La discriminazione, un crimine contro l’uomo

Sulla facciata principale dell’edificio che ospita gli uffici finanziari della città di Bolzano spicca a tutto campo la frase: Nessuno ha il diritto di ubbidire. È stata apposta nel 2017 in ladino, tedesco ed italiano a monito di tutte le genti del mondo quale definitiva risposta agli orrori del XX secolo: l’edificio era stato costruito nel 1939 per ospitare la Casa del Fascio, sede del Partito Nazionale Fascista, a completamento della italianizzazione della città, voluta dal regime di Mussolini che ha segnato con l’architettura razionalista lo sviluppo della città ad ovest del fiume Tálvera, iniziato con il Monumento alla Vittoria, eretto quale porta di ingresso alla città italiana.

Il motto del regime, inserito nel bassorilievo della facciata raffigurante il Duce a cavallo, era Credere, Obbedire, Combattere, imperativo categorico che rappresentava l’antitesi della democrazia e la vanificazione del pensiero libero ed autonomo, giacché il regime fondava la sua forza sull’accettazione supina dei propri principi, rafforzata dalla violenza, fisica ed istituzionale, contro ogni forma di contestazione.

Le conseguenze di siffatto metodo di governo – che annulla la volontà popolare liberamente espressa, concentrando il potere impositivo nelle mani di pochi soggetti autoreferenziali – sono state elette a perenne tutela dell’intera umanità, in tutto il mondo celebrata nella giornata della memoria con il monito Mai più! riferito alla discriminazione che va condannata in ogni modo e tempo e luogo quale crimine contro l’Uomo.

Nel suo libro La banalità del male, Hannah Arendt, filosofa tedesca di origine semita scampata alle persecuzioni, narrò di aver assistito nel 1961 in Israele al processo ad Adolf Eichmann, responsabile dell’Ufficio centrale per l’emigrazione ebraica durante il regime nazista, ed osservò l’assurdità della cieca obbedienza di questo burocrate che si giustificava per aver eseguito gli ordini, addirittura invocando l’etica del dovere di Kant. Il richiamo era esattamente all’opposto di quanto pretendeva il criminale, spiegò l’arguta filosofa: Tutto il pensiero morale di Kant va infatti a finire nel fatto che ogni uomo deve in ogni azione riflettere se la massima che guida il suo agire possa diventare una legge universale. È per così dire proprio l’esatto contrario dell’obbedienza! Ognuno è legislatore. Nessun uomo per Kant ha il diritto di obbedire.

Non senza polemiche, dovute alla pretesa destoricizzazione, la stentorea frase è stata voluta su uno dei più significativi monumenti della dittatura oramai storicizzata, con l’intento di combattere ogni forma di totalitarismo e di pensiero unico imposto alla libera volontà di esprimersi, principio codificato in tutte le costituzioni democratiche degli Stati, dall’art. 11 della Dichiarazione dei diritti fondamentali dell’Unione Europea all’art. 21 della Costituzione italiana, dall’art. 19 della Dichiarazione dei diritti umani all’art. 1 della Costituzione degli Stati Uniti d’America. Essa non può che essere guida fondamentale nelle azioni poiché la libertà di pensiero è figlia del discernimento, a sua volta manifestazione della saggezza, le cui radici affondano all’origine della persona umana: Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

Il principio appartiene anche alle Forze armate ed è espressamente previsto all’art. 729, comma 2, del D.P.R. 15 marzo 2010, n. 90 recante il Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, norma che vieta l’esecuzione di un ordine rivolto contro le istituzioni o che costituisce manifestamente reato. Non esiste quindi la cieca obbedienza, non più dopo che ordini scellerati hanno discriminato le persone per i loro pensieri, dopo che danni incalcolabili sono stati fatti all’umanità per imporre le volontà di taluni, dopo che pretese di miglioramento della razza umana sono naufragate nel sangue degli innocenti. La memoria vive ancora indelebile e nessuna giustificazione può essere idonea a cancellarla.

Roberto de Tilla: