La tutela dei diritti delle persone con disabilità sono fondamentali per definire il livello di avanzamento di ogni Paese, sia dal punto di vista sociale che politico. L’Italia, dagli albori della vita repubblicana ad oggi, ha fatto diversi passi avanti su questo fronte, basti pensare all’abolizione delle cosiddette “scuole speciali”, fino ad arrivare alla legge 104 del 1992 e alle normative successive, come ad esempio quella concernente il Progetto di Vita e l’inclusione lavorativa con la legge 68 del 1999. In altre parole, molto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare, soprattutto sul piano della percezione della disabilità nella società.
Ogni cittadino, indipendentemente dalla propria condizione particolare, costituisce una ricchezza per l’intero sistema Paese. A tal proposito, serve una ulteriore svolta concreta che metta sempre al centro la dignità delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Tutti devono poter essere protagonisti della vita delle loro comunità e, ogni barriera che impedisce o rende difficile tutto ciò, deve essere rimossa. Non mi riferisco solamente alle barriere architettoniche ma, anche e soprattutto, a quelle di natura mentale che, molto spesso, a causa di antichi e infondati retaggi culturali, rendono l’inclusione ancora difficile su alcuni versanti.
Abbiamo quindi il dovere di mettere la tutela della fragilità in ogni sua forma al centro dell’agenda politica per il futuro di ogni Paese. Enti, istituzioni e rappresentanti del Terzo Settore, tutti insieme, devono sforzarsi per far prevalere la cultura del noi in contrapposizione a quella dell’io. Così facendo, si creeranno i presupposti per un futuro migliore in cui, il bene comune, attraverso l’amore oblativo, potrà trionfare.