Parlare del tema della disabilità, presuppone l’utilizzo di una comunicazione inclusiva la quale, senza se e senza ma, deve essere in grado di tenere conto di ogni differenza e di valorizzarla attraverso un dialogo corretto e senza stigmatizzazioni. In particolare, la parola, mostra il livello di avanzamento sociale, la cultura e civiltà di un Paese, ma soprattutto Il grado di attenzione verso i più deboli. L’inclusione è un tema molto ampio ma, il faro che ci deve guidare, e la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità che, in diversi modi, ci raccomanda di mettere sempre la persona al centro, allontanando così lo spettro deumanizzante il quale, nei decenni precedenti, tendeva a identificare un individuo solamente con la sua patologia.
Indubbiamente, la strada da percorrere è ancora lunga ma, ognuno di noi, deve fare la sua parte. Il linguaggio deve presupporre, per prima cosa, l’ascolto delle persone quindi, è fondamentale parlare di questi temi, ma soprattutto superare i retaggi culturali ormai appartenenti al passato. Le espressioni come “disabile”, “invalido” o “handicappato”, anche nel linguaggio quotidiano, devono essere sostituite da “persona con disabilità”. In altre parole, le individualità, i sogni e le ispirazioni di ognuno, devono venire prima della sua condizione particolare. Se capiremo questo significa che, ogni giorno di più, saremo sulla via corretta per attuare concretamente i principi della nostra Costituzione verso un futuro migliore.