Gli ultimi dati Istat ci dicono che, le persone con disabilità in Italia, sono quasi tredici milioni, delle quali oltre tre milioni sono in condizione di grave disabilità e, tra queste, quasi 1 milione e 500 mila ha una età superiore a 75 anni. Su questo versante, la funzione e il compito principale delle associazioni di tutela e rappresentanza delle persone con disabilità e delle loro famiglie, deve essere quella di stimolare e incalzare tutte le forze presenti nello Stato e nella società civile perché il compito della cura, della riabilitazione e della abilitazione nel campo della disabilità psico-fisica non sia una problematica da gestire nella famiglia e/o nel privato sociale, ma anzi rimanga a far parte a tutti gli effetti dei compiti dello Stato, avvalendosi ovviamente e comunque della collaborazione delle famiglie in primis, anch’ esse da sostenere, e con tutte le risorse presenti nella società civile come indispensabile valore aggiunto.
Infatti, se nel gestire i servizi da parte delle associazioni e del Terzo Settore c’è il rischio di sollevare lo Stato dai suoi compiti, neppure la statalizzazione è scevra da limiti, che riguardano soprattutto carenze nella qualità di vita all’interno delle strutture pubbliche. Quindi, la risposta a tutto ciò non può che essere una sola: collaborazione fattiva tra tutti i soggetti protagonisti della presa in carico a 360 gradi. Soltanto agendo in assoluta sinergia si possono individuare i percorsi di inclusione più consoni ai bisogni delle persone con disabilità e delle rispettive famiglie. In altre parole, occorre operare insieme, ma soprattutto mettere la tutela della fragilità al centro per creare una società più equa e solidale.