Gli amici ed i parenti – pure a dispetto dei proverbi popolari che li vogliono lontani da noi – sono l’ossatura della nostra vita di relazione, a cui vanno aggiunti i contatti derivanti dalle attività lavorative od occasionali, che sono i colleghi ed i conoscenti, nei cui confronti manca il sentimento di fondo che invece distingue i parenti e gli amici. Cominciamo da questi ultimi: sono coloro che frequentiamo per il solo piacere di stare insieme, svincolati da qualsiasi altro rapporto. Con loro ci sentiamo a casa, ci confidiamo, ci confrontiamo, dividiamo i momenti liberi, le vacanze i divertimenti, i nostri figli sono cresciuti insieme, li consideriamo fratelli e non esitiamo a rivolgerci a loro quando occorre, come pure di aiutarli quando serve.
Il sentimento che sottende all’amicizia fu analizzato dal compianto sociologo Francesco Alberoni in un libro, L’amicizia, che fu un successo degli anni Ottanta. Ne ricordo una frase che mi colpì: due amici che non si vedono da tanti anni non hanno bisogno di colmare alcun vuoto del tempo in cui non si sono visti ma riprendono a dialogare con spontanea naturalezza esattamente come se il loro rapporto non si fosse mai interrotto. Alberoni lo notava in confronto con l’innamoramento in cui invece i due innamorati che si sono persi di vista hanno bisogno di colmare tutto il tempo in cui sono stati lontani con racconti e spiegazioni che sovente fanno più male che bene. Ed è esattamente così: l’amicizia si regge anche se non ci si frequenta poiché si basa su di un sentimento di identificazione e di affetto che non muta nel tempo e che permane anche se i due amici hanno fatto strade diverse o magari hanno idee diverse. Erano, sono e rimangono amici.
Qui, invece mi interessa notare la differenza tra il rapporto di amicizia e quello di parentela, se non altro perché spesso si sente dire che gli amici valgono più dei fratelli: e l’affermazione ha una radice autorevole poiché i tre vangeli sinottici riportano la frase di Gesù che definì madre e fratelli coloro che lo ascoltavano, ma il significato della risposta di Gesù sta tutta nel significato dell’amore posto alla base della sua evangelizzazione, valorizzando il senso dell’ascolto della sua parola. Ma di certo Cristo non disconosce sua madre, che è stata, per dirla con Sant’Agostino, la sua prima discepola. La famiglia, di cui fanno parte i parenti, è il legame di sangue, biologico, che unisce genitori figli nipoti zii e cugini e questo legame, che non ci è consentito di scegliere ma dipende dalla natura, ha
un valore inestimabile ed insostituibile e non confondibile o sovrapponibile con quello amicale, qualunque sia l’affetto che ci possa legare ad un amico.
I parenti sono parenti, anche se non andiamo d’accordo con loro, anche se non li frequentiamo, essi sono le nostre radici, fanno capo a capostipiti comuni. I parenti possono smettere di litigare e provare a comprendersi appena vengono accantonati gli interessi, i malintesi, le influenze esterne, possono essere diversi ma hanno genitori o nonni in comune e se si confrontano con loro appianano le divergenze. Nei loro confronti abbiamo il dovere del rispetto. Con gli amici ci sono solo sentimenti positivi ma questi se vengono meno il rapporto finisce; con i parenti no, continua, anche se zoppicante, difficile, talvolta esasperante, ma continua: è nella patologia del rapporto che va condotta l’analisi, tant’è che al momento del bisogno, anche nei confronti del parente che non ci aggrada non sappiamo tirarci indietro. Ed allora certamente prevale.
E c’è un motivo, che quantunque vogliamo distruggerlo o minimizzarlo, resta determinante: è il valore della famiglia, è il legame familiare, è la cellula vitale della nostra esistenza, è l’ambiente che ci ha accolti, che ci ha nutriti, che ci ha sostenuti, in cui abbiamo mosso non solo i primi passi, in cui anche i litigi e le incomprensioni sono servite per farci crescere, è la condivisione degli spazi vitali, la comunione dei beni necessari alla nostra esistenza. È il luogo dove siamo a casa, dove possiamo essere noi stessi, dove possiamo trarre la linfa vitale per superare le difficoltà. Per questo il nemico, sempre lui, ce ne vuole privare. Per sconfiggerci.