Il mondo non è dei violenti, ma dei gentili. La gentilezza non è un segno di debolezza o di fragilità, ma di maturazione e di saggezza. Che cos’è la gentilezza? Un parola gentile, un gesto cordiale, una carezza, un bacio… la gentilezza è innata nelle persone. L’uomo non nasce egoista, ma ha il “gene dell’altruismo”. Il professor Reut Avinun, responsabile del dipartimento di Neurobiologia della Hebrew University di Gerusalemme, fece una serie di test su 136 bambini messi alla prova su egoismo e altruismo.
Con questa domanda: “Puoi tenerli tutti per te, oppure donarne qualcuno a un altro bambino che non ne ha”. Al termine dei test, più dei due terzi dei bambini, senza distinzione tra maschi e femmine, hanno deciso di lasciare qualche giocattolo e qualche adesivo colorato ai compagni invisibili. E lo avrebbero fatto mossi da un istinto naturale all’altruismo, che risiede appunto nel gene AvPR1A. Essere gentili riduce lo stress, abbassa i livelli di cortisolo e migliora la pressione sanguigna.
Papa Francesco descrive la gentilezza in maniera mirabile: “La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti”.
Il 13 Novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza. Questa data non è stata scelta a caso, ma coincide con la giornata d’apertura della Conferenza del “World Kindness Movement” a Tokyo nel 1997 che si è chiusa con la firma della Dichiarazione della Gentilezza. Ecco i dieci piaceri della Gentilezza:
- Vivere bene insieme: ascoltare ed essere pazienti
- Essere aperti verso tutti: salutare, ringraziare e sorridere
- Lasciare scivolare via le sgarberie e abbandonare l’aggressività
- Rispettare e valorizzare la diversità, grande fonte di ricchezza
- Non essere gelosi del sapere: comunicare, trasmettere e condividere
- Il pianeta è uno solo, non inquinare e non sporcare
- Ridurre gli sprechi: riciclare, riutilizzare e riparare
- Seguire la stagionalità e preferire i prodotti locali
- Proteggere gli animali: non sfruttarli, non maltrattarli e non abbandonarli
- Allevare gli animali in modo etico, non infliggere sofferenze
Concludo con delle beatitudini che ho scritto in chiave moderna:
Beati i gioiosi, perché porteranno luce agli altri. Beati gli umili, perché saranno esaltati da Dio. Beati coloro che non cercano la carriera o i primi posti, perché avranno un posto speciale nel cuore di Dio. Beate le formiche e le api, perché con il loro silenzioso lavoro cambiano la terra. Beati i semplici, i poveri e gli ultimi, perché sono preziosi agli occhi di Dio. Beati gli appassionati della vita, perché trasmetteranno ottimismo. Beati coloro che pensano continuamente al loro miglioramento, perché cambieranno il mondo. Beati chi odia i pettegolezzi e la mondanità, perché si salveranno dalla bruttezza del mondo. Beati i sognatori, i santi, gli artisti, perché porteranno creatività e amore allo stato puro agli altri. Beati i comici, i volontari e chi dona il tempo agli altri, perché porteranno consolazione a chi è senza senso e speranza. Beati coloro che ridono di sé stessi, non finiranno mai di divertirsi.