L’articolo di Ferdinando Adornato è condivisibile, soprattutto quando dice che l’Europa deve fare di più sul piano della trattativa. Il problema però è che alla fine anche Adornato sembra spingere sul terreno guerresco incompatibile con una vera azione diplomatica. Quanto dicevano i romani, “si vis pacem para bellum”, è una affermazione che si è dimostrata falsa nella storia, ancor più se guardiamo alla storia contemporanea. Basti pensare alle due guerre mondiali. Ancora oggi molti storici si domandano come è potuto accadere che sia deflagrata, con quelle proporzioni, la Prima, fra nazioni europee “civilizzate”, fra stati i cui regnanti erano spesso parenti fra loro e senza motivazioni così rilevanti. Uno dei motivi dello scoppio, dicono allora questi storici, fu anche il fatto che negli anni precedenti tutti gli Stati europei avevano gonfiato gli arsenali di armi sempre più moderne e micidiali. Fu quindi inevitabile pensare di usarle per risolvere questioni di politica estera. Un’unica voce si oppose disperatamente alla guerra e fu quella dei Papi, prima Pio X e poi Benedetto XVI, che furono sbeffeggiati da tutte le parti belligeranti. Sappiamo come andò a finire, che scoppiò anche la seconda Guerra mondiale provocata da un acceso nazionalismo armato.
E’ quindi con mia viva preoccupazione che ho accolto la notizia, diffusa qualche giorno fa da tutti i media (con assoluta superficialità) del riarmo della Germania. Un programma per 100 miliardi di Euro votato da un governo Rosso-verde. Programma mai varato dai governi guidati da Angela Merkel, per la quale la forza della Germania doveva sussistere nella sua economia.
La sciagurata guerra Ucraina sta provocando quindi danni gravi anche a quello che definirei lo spirito europeo. Uno spirito che sembrava finora improntato al rifiuto della forza come soluzione dei problemi di politica estera. Ma, se approfondisco, mi sorge la domanda: ma l’Europa ha uno spirito?
E’ chiaro che lo spirito non è dato dal mercantilismo puro, dalla moneta unica. Ci vuole qualcosa di più. Ci vuole la consapevolezza dei valori sui quali si è fondata l’idea di Unione europea. Valori incarnati dai tre padri politici dell’Europa Unita: De Gasperi, Adenauer e Schuman, tutti e tre ispirati dalle dottrine democratico cristiane. Ma questi valori sono oggi sdegnosamente accantonati da gran parte delle élite burocratiche, politiche e culturali di questa Europa. Per cosa quindi si sta assieme? Per gli affari e ora per costituire una forza militare?
Si citano ideali di democrazia, diritti individuali ma essi stessi vanno inverati da ideali superiori che li rendano cari al cuore dei popoli e che non siano solo un mantello sotto il quale si nasconde un individualismo radicale, un egoismo personale secondo cui ognuno è la misura del tutto.
Di fronte alla grave crisi odierna allora anche noi mettiamo mano alla fondina, inviamo armi ai poveri ucraini che combattano per conto nostro, anzi che si facciano massacrare per conto nostro. Variamo sanzioni, alcune anche inevitabili, ma che non possono essere l’unica soluzione perché inaspriscono invece che favorire la comprensione reciproca fra i popoli. Tutte decisioni o inopportune o tardive, visto che per dodici anni nelle province ribelli dell’Ucraina ci sono stati 14 mila morti per una guerra dimenticata.
L’Europa solleva la testa e per certi versi fa bene, ma non sia un alleato supino degli Stati Uniti che giocano una partita tutta loro, per certi versi anacronistica, come se ci fosse ancora la cortina di ferro. Agli Usa si possono ricordare i troppi errori in politica estera e soluzioni traumatiche sullo stile di Putin. Certo gli Usa restano una grande nazione democratica che deve essere la prima alleata dell’Europa, ma l’alleanza deve essere in piedi e non in ginocchio.
Infine l’Italia. Poteva giocare un ruolo diverso? Io penso di sì, ma ci volevano altre personalità alla guida della sua politica estera. Non basta un volonteroso e intelligente apprendista ministro degli Eteri. L’Italia non doveva fornire armi (non credo decisive) per riservarsi un ruolo di mediazione visti i rapporti con la Russia, economici e non solo, la presenza del Vaticano. Un ruolo che si poteva giocare anche d’intesa con l’Unione europea. Ora diventata in toto il “nemico” di Putin.
Non voglio sottovalutare le responsabilità di Putin, contro il quale semmai bisogna giocare una partita politica anche interna (vedi quanto successe con Solidarnosc al quale nessuno inviò armi). Ma bisogna saper parlare all’anima russa e non solo al portafoglio.
Chiudo con un’unica citazione. Scriveva Maritain nel 1937 di fronte alla guerra civile spagnola, che la guerra “non è una soluzione, se non nella maniera dei mali supremi, certamente coloro che fanno di tutto per piegare con il ferro e con il fuoco l’essere umano ai loro disegni, se rimangono colpiti da essa hanno il trattamento che si meritano. Ma la guerra colpisce sempre a lato. La violenza quando viene posta sul primo gradino della gerarchia dei mezzi e si conta innanzitutto su di essa, si volge in senso contrario e porta in sé stessa la propria debolezza. E ancora: “Se si combatte l’odio con l’odio si prepara la catastrofe della vita politica: né l’impazienza né la violenza a qualsiasi vessazione, ingiustizia, oppressione possano opporsi sono virtù politiche”.