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Cura dell’ambiente e tutela della pace: duplice sfida per la nostra società

Foto di Elena Mozhvilo su Unsplash

La responsabilità per l’ambiente e della tutela della pace sono strettamente attuali e correlati. Tutte le guerre hanno un triste prezzo in termini di perdite di vite umane, devastazioni e crisi economica, ma c’è un costo, anche rilevante, che spesso non viene calcolato o, quantomeno, è sottovalutato: l’impatto ambientale dei conflitti. La responsabilità verso la pace e la cura dell’ambiente rappresenta una sfida duplice, non solo sotto il profilo costituzionale ed economico, ma anche sotto il profilo antropologico. Se infatti di fondo al tema ambientale vi è il riconoscimento delle leggi della natura, indipendenti dall’uomo, da conoscere e da rispettare, questo approccio dischiude la possibilità di intravedere per l’umano delle indicazioni naturali, tese alla pace, alla fraternità e al rispetto della “Casa comune” a 360 gradi. La consapevolezza dell’uomo di essere limitato e condizionato proprio in quanto parte dell’ecosistema, da cui dipende per la propria sopravvivenza, può favorire, in continuità con una metodologia autenticamente ecologica, il riconoscimento di finalità, leggi e indicazioni per l’umanità intera per favorire la pacificazione di ogni conflitto.

La sfida posta dalla prospettiva della responsabilità verso il nostro prossimo e verso l’ambiente sottintende il riconoscimento dell’esistenza di finalità che compongono un’ecologia di pace. Nello stesso tempo, per il bene dell’umanità intera, poiché uno Nazione non può essere strumento di sopraffazione di un popolo sull’altro, ma, come insegnano gli stessi teorici della nazionalità, deve essere strumento di affermazione e di liberazione dei popoli, è necessario riconoscere le più ampie autonomie religiose, razziali, culturali, politiche ed economiche di ogni singola e pur minuscola unità etnica. Infatti, a tal proposito, Papa Francesco si distingue per la profondità con cui affronta le sfide reali della post-modernità, soprattutto su un piano della promozione della pace e della tutela dell’ambiente, oltre che teologico, partendo dall’enciclica Fratelli tutti, fino a giungere all’esortazione apostolica Laudate Deum.

Nel tempo che ci troviamo a vivere, fortemente segnato da numerosi conflitti, come quelli in Ucraina e Palestina, nonché da una forte crisi ambientale, è importante che la cultura e la prossimità, intesi come progresso sociale e aiuto a coloro che soffrono, continuino ad essere un impulso per generare pace, crescita civile e rispetto per ogni forma di vita. Il futuro pertanto, per essere florido, deve porsi come obiettivo il perseguimento di quanto sottolineato con lungimiranza da Papa Francesco sul finire del 2023 a Dubai: “Sappiamo quanto la pace e la custodia del creato siano interdipendenti. Una casa è vivibile per tutti solo se si instaura un clima di pace all’interno. Così è per la nostra Terra, il cui suolo sembra unirsi al grido dei bambini e dei poveri per far giungere fino al cielo una sola implorazione: pace.” Agendo in questo modo, dimostreremo il nostro grado di progresso civile e morale, ovvero la conditio sine qua non per poter essere autenticamente democratici e cristiani.

Bruno Di Giacomo Russo: