La fine del Governo Conte 2 è oramai conclamata, dopo il ritiro della delegazione di Italia Viva e il tentativo non riuscito, durato parecchi giorni, di rispolverare i c.d. responsabili.
L’esecutivo attuale è durato 44 giorni in più del precedente Conte 1. Nella singolare classifica dei governi della Repubblica italiana il Conte 2 si colloca al ventesimo posto per durata. Un gradino sopra il Governo Scelba e immediatamente sotto il Gabinetto guidato da Lamberto Dini, che nel 1996 rimase in sella per 496 giorni. Si tratta comunque di un dato ancora provvisorio poiché la permanenza totale dei governi si calcola solo il giorno del passaggio delle consegne al governo successivo. Il governo più breve dal dopoguerra è stato quello di Amintore Fanfani che nel 1954, ebbe vita brevissima, appena ventuno giorni, il primato di durata è del governo Berlusconi 2 in carica dal 2001 al 2005, per 1409 giorni.
Al di là delle statistiche, la vera singolarità sta nella circostanza che mai prima d’ora lo stesso Presidente del Consiglio era stato a capo di due compagini ministeriali appoggiate da maggioranze politiche antitetiche, con la continuità del Movimento 5 Stelle che ha governato ininterrottamente nel corso della stessa legislatura praticamente con tutte le forze politiche (con la Lega prima, con PD, Leu, Italia Viva poi), ad eccezione, fino a ora, di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Così l’avvocato del popolo che aveva sottoscritto il contratto di governo del cambiamento di ispirazione populista – sovranista si è ritrovato federatore della coalizione europeista e popolare. Adesso il tentativo in corso è di approdare ad un Conte 3 insieme alla galassia centrista, per un esecutivo di salvezza nazionale. Non è possibile conoscere adesso gli esiti di questa complicata vicenda di governo che si apre nel mezzo della pandemia e di una disastrosa crisi economica e sociale.
L’unica cosa certa è che il Presidente della Repubblica ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Infatti, nel rispetto del principio di continuità degli organi costituzionali il governo dimissionario è tenuto allo svolgimento degli atti di ordinaria amministrazione. I provvedimenti anti – Covid, a cominciare dai decreti ristori per le categorie produttive più colpite dalla crisi potranno essere, senz’altro approvati. Anche con la partecipazione dell’opposizione che si sono detti disponibili a non fare mancare il loro sostegno in Parlamento ai provvedimenti per fronteggiare la fase eccezionale che stiamo vivendo.
In seguito alle dimissioni del Governo, la parola ritorna al Presidente della Repubblica, come impone la Costituzione. Con le consultazioni il Capo dello Stato si mette all’ascolto delle voci di tutti i partiti presenti in Parlamento. I Primi ad essere sentiti sono i presidenti di Senato e Camera. Poi sarà la volta del colloquio telefonico con il Presidente emerito Giorgio Napolitano.
Infine, Mattarella avrà l’incontro con una delegazione dei gruppi parlamentari: partendo con il più piccolo per finire il primo giro di consultazioni con il più grande.
Nel rispetto delle prescrizioni sanitarie, al Palazzo del Quirinale è ammesso un numero contingentato di giornalisti, estratti a sorte. Gli altri potranno assistere al tradizionale rito tramite le piattaforme digitali.
Nelle democrazie parlamentari, le consultazioni rappresentano una consolidata prassi, un passaggio ineludibile per la nascita di un nuovo Gabinetto. Le liturgie degli ordinamenti costituzionali sono certamente più complesse delle dirette sui social preferite in questi tempi dalla politica.
Il Presidente della Repubblica avrà modo di rendersi conto delle concrete possibilità che all’interno delle due Camere si possa formare una maggioranza frutto non di mere operazioni aritmetiche, ma di un solido programma politico.
Perché un governo sia messo nelle condizioni di realizzare la propria piattaforma programmatica non basta la matematica. La condivisione larga dell’indirizzo politico, anche con l’ausilio di pezzi dell’attuale opposizione, costituisce per l’esecutivo il presupposto dell’agibilità parlamentare. Numeri risicati e maggioranze racimolate rischiano di paralizzare l’azione politica.
Se il Presidente Mattarella dovesse riscontare un clima di freddezza attorno all’attuale premier potrebbe esplorare oltre. Le indicazioni e i suggerimenti durante gli incontri quirinalizi lo dovranno aiutare ad individuare una personalità politica che potrebbe coagulare intorno a sé un ampio consenso, frutto di un accordo anche con gruppi parlamentari nuovi di zecca per allargare i confini dell’attuale maggioranza.
Molto eloquente il titolo del quotidiano spagnolo El Pais sulla crisi politica italiana “Sergio Mattarella, un presidente solo en la tormenta”. Sperando che dopo i venti di crisi possa tornare il sereno. Dietro l’angolo ci sono le elezioni, l’evento democratico per eccellenza con cui ridare la parola ai cittadini.