Tra poco più di 15 giorni sarà Natale… Il Natale del 2020 resterà nella storia come il Natale ai tempi del coronavirus, ma Natale è la festa che rinnova la venuta del Messia tra noi. È la festa dei bambini che ansiosi ed intrepidi attendono Babbo Natale. L’altro giorno ho ascoltato la mia bambina chiedermi, con sguardo sospetto, se Babbo Natale verrà comunque, anche in presenza del covid. La sua domanda ha fatto “crac” nel mio cuore e la mia risposta ha aperto il suo.
Ha capito subito che Babbo Natale vincerà contro ogni DPCM e contro ogni limitazione di sorta. Nei suoi occhi ho visto incontrarsi il timore reale del covid e la gioia della scoperta di poter vedere comunque realizzati i suoi sogni. Il coronavirus non era riuscito a rompere la magia alla quale la mia piccola e miliardi di bambini continuano ad aggrapparsi in questi particolari giorni dell’anno.
Che bello scoprire che non possiamo dimenticarci della magia del Natale e che, anzi, oggi ci è chiesto di rilanciarne l’importanza. Così sono uscito con la mia piccola e ho fatto di tutto perché conservasse in sé tale incantesimo facendole osservare le luci e gli addobbi natalizi. Intanto leggevo in molti occhi la disperazione di chi non sa come affrontare le difficoltà di questo momento, in altri la richiesta di aiuto, in altri ancora il desiderio di rivalsa e di rinascita.
Ho capito che la paura e l’angoscia che tutto “non sia più come prima” avvolge ormai ogni evento, vive con noi, accanto a noi e che tanti e difficili sono i risvolti psicologici che tutto questo può avere. Ho sentito così la forte esigenza di comunicare che Natale è la festa che ha portato un cambiamento rivoluzionario nel mondo, che ci ha aiutati a scoprire che anche quando tutto sembra perduto, può accadere qualcosa di straordinario, l’impossibile. Dio è venuto nel mondo a portare la buona novella, a parlarci di fede, di speranza, di amore e di perdono. Mai come oggi noi dobbiamo di nuovo imparare a credere e a sperare, ad amarci e a condividere difficoltà e gioia. Bisogna riscoprire soprattutto la bellezza dello stare insieme e di ritrovarsi anche a dispetto di limitazioni e separazioni.
In Italia, da lungo tempo dopo gli anni della guerra, si dava ormai per scontata la possibilità, quasi diventata un condizionamento per i giovani e le coppie, di potersi ritrovare e riunire e si era persa in tanti ambienti l’esigenza di condividere le difficoltà con i bisognosi e di prepararsi spiritualmente a condividere il dolore dell’altro. Natale e le feste erano divenuti giorni imposti, a volte più stressanti degli altri. Oggi si avverte di nuovo il bisogno di poter vivere tutto questo. Abbiamo bisogno di riscoprire le nostre certezze e di ridare senso ad ogni cosa. Non bisogna permettere che il tempo dell’angoscia, del lutto e della morte entri in tensione con il nostro desiderio di vivere in modo armonico la nostra quotidianità. Dobbiamo salvaguardare il nostro mondo interiore, familiare, l’unicità della nostra vita e delle nostre esperienze, l’importante nucleo che ci costituisce e che deve diventare roccia contro ogni distruzione e negatività.
Ricordiamoci che il Natale è la festa di tutti, per tutti, perché con tutti Dio ha scelto di stabilire un patto nuovo, di condivisione e di amore, che dobbiamo rinnovare ogni giorno, riappropriandoci del senso della vita e dei valori più importanti.
È Natale nelle famiglie “normali” e in quelle “atipiche”. È Natale per chi è a casa e per chi è senza casa. È Natale per coloro che vengono ascoltati e per i dimenticati. È Natale per coloro che sono scelti e per gli scartati. È Natale per chi gioisce del Bello e per chi dinanzi ad una tragedia prova a far nascere un nuovo mondo interiore. È Natale per chi ha il covid e per chi non ce l’ha.
Quest’anno molti saranno costretti a trascorrere le feste da soli, anche a causa delle restrizioni previste dall’ultimo DPCM per contrastare l’emergenza sanitaria e a causa di un’economia che blocca e che frena.
Ci sono famiglie che realmente non riescono ad arrivare a metà mese. Non poter vivere il Natale in famiglia, non poterlo festeggiare sarà un duro colpo psicologico. Tuttavia, di fronte allo stato depressivo che molti vivono e che è reattivo al vuoto affettivo, dobbiamo far ricorso alla forza di resistenza dello spirito (resilienza). Lamentarsi rimane fine a se stesso, non aiuta, anzi frustra e alimenta il dolore e la rabbia latenti o manifesti.
Tra le due strade da poter seguire, commiserarci o reagire, dobbiamo scegliere di reagire quanto e come possiamo. Niente può sostituire abbracci, niente può lenire la solitudine, ma per tutto dobbiamo cercare di trovare soluzioni. Dobbiamo modificare i nostri stili di vita, ridando valore anche ai piccoli gesti e alle piccole cose. Grande valore assume così il volontariato, come ha sottolineato il 5 dicembre scorso il Presidente della Repubblica. È possibile fare sempre di più e ottenere risultati che possono condurre ad una visione ottimistica della realtà. È sempre importante avere una visione positiva, non illusoria, delle cose.
Frankl, psichiatra austriaco che ci ricorda come sia importante la ricerca di senso in ogni situazione, soprattutto le più difficili, richiama un concetto teorico tanto caro a Goete: solo se sopravvalutiamo le nostre possibilità, riusciremo a dare ciò che realmente potremo essere in grado di dare. Se prendiamo l’uomo per ciò che è e può fare, lo rendiamo peggiore. Ma se sopravvalutiamo l’uomo, lo promuoviamo a divenire ciò che realmente può essere e che sin dal principio della sua storia era in grado di diventare.
Dobbiamo sempre credere nella capacità dell’uomo di superare le proprie negatività e quelle determinate dalla storia. È questa convinzione che deve aiutarci e che oggi deve sostenerci nel credere che questo Natale sarà un momento di vera rinascita in cui riscopriremo il valore degli affetti, della vicinanza, del lavoro, della responsabilità e della condivisione.
È un Natale difficile, è innegabile. Ma è un Natale che lascerà una traccia indelebile nell’uomo e nella storia. Un Natale che ci chiede di riemergere. Lo abbiamo fatto in passato, sapremo farlo ancora. Perché? Perché la voglia di reagire invade il mondo intero e il tempo del Natale rende più forte questo desiderio. Natale è gioia, vita, luce, amore.
Non perdiamo la bellezza dei riti. Non conta se la Messa sarà celebrata alle 20.00 o alle 23.00. Ciò che conta è celebrare l’arrivo di Chi è venuto sulla terra a stabilire con noi l’alleanza dell’amore.
Già immagino il 25 mattina… Sento i passi di mia figlia che, correndo, avanza verso me urlandomi: “È vero, Babbo Natale ci ha aiutati a vincere contro il covid… mi ha portato i regali, ho fatto la brava. Papà, abbiamo vinto!”.
Ed è vero, nulla potrà impedirci di ritornare un attimo bambini e di tuffarci in abbracci carichi di affetto: è così che si riapriranno le strade dei sogni, è così che ritroveremo le vie sorprendenti della magia.