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Cosa la prossima legislatura dovrebbe fare per l’Italia

Anche in questa Legislatura di bassa crescita economica le diseguaglianze sociali e geografiche sono aumentate. Questo millennio al nostro Paese è costato molto. Penultimo Paese per tasso di crescita annua. In poco più di vent’anni abbiamo perso oltre venti punti di PIL pro-capite. Il Paese si è impoverito e a pagarne le conseguenze la metà del Paese che sta male. Se negli anni 80 un grande sociologo parlava della Società dei 2/3 che non riusciva a includere 1/3, oggi possiamo parlare delle “2 Italie”, quella garantita e benestante e quella non garantita e malestante. Aumento del lavoro a tempo parziale, continua riduzione di occupati in alcuni settori come l’auto, aumento delle famiglie in difficoltà, aumento della insicurezza delle periferie cittadine molto dimenticate dalle Amministrazioni vedasi Barriera di Milano a Torino.

Ruolo sempre più importante e decisivo delle Caritas e delle Parrocchie. La disoccupazione giovanile tra le più alte in Europa. Una crescita economica sostenuta di almeno due punti di PIL all’anno è necessaria sia per creare nuove opportunità di lavoro che per ridurre il peso del debito pubblico sui conti dello Stato.

Realizzare gli investimenti previsti nel PNRR predisposto dal Governo Draghi è solo il primo obiettivo. Occorrerà riprendere la politica industriale di manifattura 4.0 perché il settore esporta molto nel mercato globale.

Terminata la stagione del NO a tutto con le grandi manifestazioni SITAV di Torino è ora di sbloccare la Gronda di Genova, il termovalirizzatore a Roma, la nuova Diga foranea al porto di Genova etc.etc. Riqualificazione delle periferie urbane che a partire da Torino sono diventate veramente la frontiera del degrado e della emarginazione sociale. 

Coalizioni programmatiche e unite nel lavorare per il bene comune, che oggi è il lavoro, come momenti di realizzazione e di dignità per sé e per la propria famiglia. Ritornare a ispirarsi con forza ai principi e ai valori che caratterizzarono gli anni della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale.

Mino Giachino: