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Il contributo decisivo dei cattolici alla Costituzione

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Foto © Sara Minelli (Imagoeconomica)

I cattolici all’interno dell’Assemblea costituente hanno contribuito a dare un’impronta chiara e riconoscibile e a suscitare una condivisione convinta di valori e di principi che, ancora oggi, costituiscono le solide fondamenta della nostra Repubblica. Nel contesto storico, politico e ideologico, e culturale in cui i cattolici partecipano alla stesura della Costituzione, il loro contributo risulta evidente e decisivo anche per la statura di alcuni costituenti, tra cui Dossetti, Fanfani, La Pira, Moro, Mortati, Tosato e Vanoni.

In un dibattito sull’impostazione generale della nuova legge fondamentale dello Stato, Aldo Moro interviene per esortare a scrivere una Costituzione non semplicemente a-fascista, ma profondamente ed intimamente antifascista, così rimarcando la netta rottura con il passato. Nel merito del testo, va ricordato l’emendamento proposto da Fanfani, Moro e Tosato all’art. 1 Cost., che dà vita alla formula: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, che consente di superare la contrapposizione tra i costituenti comunisti – che vogliono che si parli dell’Italia come di una “Repubblica democratica di lavoratori” – e i costituenti di matrice liberale e conservatrice che ritengono tali espressioni troppo ideologicamente sbilanciate.

La soluzione di compromesso nasce grazie alla mediazione dei pochi costituenti democristiani, ma esprime anche una specifica sensibilità del mondo cattolico sulla fondamentale dimensione del lavoro che conferisce dignità all’uomo, tema caro alla Dottrina sociale.

Secondo la cultura costituzionale evocata a più riprese da Dossetti, la Costituzione deve esprimere una tensione al futuro, una finalità condivisa, un programma volto a catturare il consenso popolare che ruoti intorno al nuovo testo. Questa tensione al futuro è evidente nel cuore ideologico della Costituzione, elaborato sulla base di un ordine del giorno dello stesso Dossetti, poi confluito negli artt. 2 e 3.

La Costituzione, quindi, sceglie la centralità della persona umana come singolo e nelle formazioni sociali in cui vive e si sviluppa. In merito, rilevante è l’impegno di Dossetti nella stesura di quei due articoli della Carta, che sono la base del principio personalista, nel senso della centralità e dignità della persona umana come scopo fondamentale del nuovo ordinamento e finalizzazione dell’esercizio dei pubblici poteri, e del principio pluralista, nel senso del ruolo delle formazioni sociali, dell’articolazione territoriale dello Stato e del riconoscimento della famiglia come fondamento della nuova società.

A tali principi si affianca il principio di uguaglianza sostanziale, che rifiuta una concezione meramente formalistica dell’uguaglianza, ma impegna la Repubblica e tutti gli organi pubblici nel superamento delle disuguaglianze sociali, e il principio di solidarietà che completa la dimensione sociale della nuova forma di Stato, ora non più solo Stato liberale.

Questo pezzo di Costituzione esprime l’idea pluralista della società, rispettosa dei diritti della persona, singola e associata, che esistono da prima dello Stato e che lo Stato riconosce come originari. Contiene inoltre un’idea di Stato tutt’altro che minimo, in cui le istituzioni assumono il compito, propriamente etico, di creare solidarietà intesa come riduzione, se non rimozione, degli ostacoli economici e sociali alla piena cittadinanza.

Di grande novità, per l’epoca, è il principio internazionalista che viene indicato tra i punti programmatici del partito della Democrazia cristiana durante la fase precostituente. In tal senso, le limitazioni della libertà non significano menomazioni della libertà degli Stati rispetto ad altri Stati, allo stesso modo che la famiglia non perde la sua libertà per il fatto di essere disciplinata nel quadro della vita dello Stato.

Nelle convinzioni più profonde dei costituenti cattolici, traspare lo sforzo di cercare una sorta di mediazione tra le altre ideologie presenti in Assemblea costituente. Il problema base è certamente quello di definire quale sia l’assetto sociale, diverso da quello liberale e da quello comunista, su cui la Costituzione deve essere elaborata in funzione della premessa che le strutture giuridiche devono essere proporzionate a quelle sociali.

L’itinerario percorso evidenzia che la nostra Costituzione si eleva alla dignità di un vero Patto costituzionale, in cui confluiscono le tre grandi tradizioni politiche del nostro Paese: quella liberale, quella cattolica e quella socialista e comunista.

Il senso della portata del Patto costituzionale, sottostante alla stesura della Costituzione, è che esso debba preservarsi nelle fasi di innovazione costituzionale. L’esigenza di cercare una nuova e più adeguata strumentazione deve essere idonea ad assicurare al Patto costituzionale di esprimere il suo ruolo di decisione fondamentale e costitutiva anche di fronte alle cruciali sfide sociali, economiche e internazionali che il nostro Paese si trova ad affrontare in questo delicato momento storico, facendo sì che, la fraternità e la pace, abbiano sempre il sopravvento sulle divisioni e sui conflitti.

Bruno Di Giacomo Russo: