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Conte quanto conta?

Ciò che nessuno si aspettava prima e dopo le elezioni del 4 marzo 2018 è un governo che allontanasse lo spettro di nuove elezioni immediate, e desse una nuova guida al Paese. In quel momento di grave crisi istituzionale, la formazione di un governo (che dura da qualche mese e ha intenzione di conservasi a lungo) fu un vero miracolo. Mi chiedo, se il governo giallo-verde presieduto da Giuseppe Conte con accanto due vice (Luigi Di Maio e Matteo Salvini) possa essere considerato una sorta di moderno Triunvirato?

Il triunvirato è un istituto di transizione, può durare più o meno a lungo. È una forma nobile per tenere unite due o più parti come generalmente si fa nella stipula di un contratto. Due gruppi parlamentari (il Movimento 5 Stelle e la Lega), con alto senso di responsabilità, hanno concluso questo accordo. E questo per me, è stato un vero miracolo. Gli elettori e la classe dirigente di questi movimenti politici hanno avuto molto più giudizio di una massa di detrattori. Che peraltro ancora straparlano. Si è soliti designare come Primo Triunvirato quell'accordo segreto a tre tra Caio Giulio Cesare, Marco Licinio Crasso e Gneo Pompeo Magno del 60 a. C. Mentre il secondo triunvirato nacque dall'accordo tra Marco Antonio, Ottaviano e Lepido nel 41 a. C. su invito di quest'ultimo. Esso si svolse su un territorio neutro: un'isoletta del fiume Reno denominata Bononia (oggi, Bologna) il 27 novembre di quell'anno. Si conosce anche un altro Triunvirato: quello formatosi in Francia a seguito del colpo di Stato del 18 brumaio dell'anno VII (e cioè, del 10 novembre del 1799). Un triunvirato, per così dire, anomalo fin dall'inizio perché capeggiato da un solo uomo: Napoleone Bonaparte, con accanto due figure autorevoli ma di mero supporto (quelle di E. J. Sieyès e R. Ducos).

In questo moderno Triunvirato, due gruppi politici si sono alleati. Si sono alleati perché lo richiedeva l'interesse pubblico alla creazione di un governo, dopo il risultato dell'elezione del 4 marzo 2018. E l'accordo fu raggiunto attraverso incontri e discussioni che portarono alla stipula di un patto. Un patto di governo, in cui entrambi gli schieramenti cedevano su qualche aspetto fin al punto di raggiungere un accordo. Però, a questo punto, si era solo a metà del discorso: si doveva procedere alla designazione dei nuovi membri del governo e sopratutto del nuovo presidente del Consiglio. In quel momento si fece un lodevole passo indietro da parte dei principali esponenti dei due partiti. Luigi Di Maio chiese per sé il ministero del Lavoro e Matteo Salvini il ministero degli Interni. Ma per sottolineare la parità dei due gruppi si escogitò una doppia carica paritaria: quella di vice-presidente del Consiglio dei Ministri. A questo punto abbiamo un programma di governo di larga massima, due vice presidenti, ma manca ancora il presidente. E il presidente non poteva essere espressione di uno dei due gruppi politici, ma un terzo. Meglio, se un tecnico. Meglio ancora se questo terzo fosse un uomo estraneo alla politica. Un tecnico prestato alla politica, come Carlo Azeglio Ciampi. Giuseppe Conte è un avvocato, nonché un professore universitario di prima fascia di Diritto civile di una importante università italiana: quella di Firenze. E dunque un tecnico che viene dall'Università. I soliti seminatori di zizzania si chiedono chi è il vero primo ministro: chi comanda in questo governo? Conte quanto conta? Conte sta ben figurando sia in Italia che all'estero. E non è l'unico tecnico in questa compagine di governo. Un altro e molto autorevole è il ministro Tria ed un altro ancora è il ministro Savona. Un Triunvirato ben riuscito.

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