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Dalle confessioni cristiane il grido per la pace in Ucraina

È oramai corale l’appello che si innalza per la pace dalle diverse confessioni cristiane: l’escalation militare che ha visto l’Ucraina invasa dall’esercito russo, ha dato origine a numerosi richiami affinché tacciano le armi, si concludano le ostilità e sia ristabilita la concordia e la pace. Tra le primissime voci che si sono alzate c’è quella di Papa Francesco che nell’udienza di mercoledì 23 febbraio scorso ha indetto una giornata di digiuno e di preghiera nel Mercoledì delle Ceneri (2 marzo). “Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti – ha detto il Pontefice a margine dell’udienza generale – Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno”.

A queste parole sono poi seguite la visita del Santo Padre all’ambasciatore Russo presso la Santa Sede e la telefonata all’arcivescovo greco-cattolico di Kyiv, mons. Svjatoslav Ševčuk, nella quale ha chiesto informazioni sulla situazione della capitale e di tutta la nazione ed ha assicurato il suo sostegno nel fare tutto ciò che è in suo potere. Come anche la telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, i numerosi tweet dall’account ufficiale e il l’ammonimento all’ultimo Angelus in Piazza San Pietro: “Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra […] Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”.

Non è la prima volta che il Santo Padre si pronuncia in merito ai conflitti, chi segue il suo operato da inizio pontificato (2013), infatti, può constatare che sono numerosi gli interventi in difesa della pace e della fratellanza. A fare eco, invece, al primo appello del Papa è stato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, con un comunicato nel quale ha sottolineato la necessità di percorrere la via diplomatica in merito alla crisi tra Ucraina e Russia: “I tragici scenari che tutti temevano stanno diventando purtroppo realtà. Ma c’è ancora tempo per la buona volontà, c’è ancora spazio per il negoziato, c’è ancora posto per l’esercizio di una saggezza che impedisca il prevalere degli interessi di parte, tuteli le legittime aspirazioni di ognuno e risparmi il mondo dalla follia e dagli orrori della guerra”.

A loro si aggiungono i 60 vescovi riuniti a Firenze per Mediterraneo frontiera di pace, esprimendo preoccupazione e dolore per la situazione in ucraina, condannando “fermamente la scellerata decisione di ricorrere alle armi, esprimiamo vicinanza al popolo ucraino e alle comunità cristiane del Paese. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, lacera il tessuto sociale e minaccia la convivenza tra le nazioni. La memoria di quanto accaduto nel Vecchio Continente nel secolo scorso – hanno proseguito – deve indurci a rinnegare ogni discorso di odio e ogni riferimento alla violenza, spronandoci invece a coltivare relazioni di amicizia e propositi di pace”.

Anche i vescovi cattolici presenti in Russia si sono espressi, in una comune richiamo, per la risoluzione del conflitto: “Noi, come tutti voi, siamo profondamente scioccati dal fatto che, nonostante gli enormi sforzi di riconciliazione, il conflitto politico tra Russia e Ucraina si sia trasformato in uno scontro armato. Questo confronto porta morte e distruzione e minaccia la sicurezza del mondo intero. I popoli dei nostri paesi sono uniti non solo da una storia comune, ma anche da una comune grande sofferenza che ci ha colpito in passato a causa della follia della guerra. I nostri popoli meritano la pace, e non solo come assenza di guerra, ma come pace che consiste in una ferma determinazione a rispettare le altre persone, gli altri popoli e la loro dignità”.

Non sono mancate, inoltre, le dichiarazioni delle Chiese orientali. Il 23 febbraio scorso il messaggio dell’arcivescovo greco-cattolico di Kyiv, mons. Svjatoslav Ševčuk: “Il passo di ieri del presidente della Federazione Russa ha distrutto i principi fondamentali per un processo di ripristino della pace in Ucraina, ha aperto la strada a una nuova ondata di aggressione militare contro il nostro stato, ha aperto le porte a un’operazione militare su vasta scala contro il popolo ucraino – ha continuato poi il capo della Chiesa greco-cattolica d’Ucraina – oggi invochiamo nella preghiera l’Onnipotente Creatore, con uno speciale appello alla saggezza per coloro che sono incaricati di prendere decisioni importanti per la società, nelle cui mani ricade il destino dell’umanità. Chiediamo al Padre Celeste l’assistenza per ristabilire una giusta pace in terra ucraina”.

A questo sono seguiti in questi giorni, sempre da mons. Svjatoslav Ševčuk, due videomessaggi rivolti al popolo ucraino nei quali ha ringraziato Papa Francesco per il sostegno e tutti coloro “che oggi in varie forme sostengono l’Ucraina, a nome del nostro popolo, a nome della nostra nazione, a nome della Kyiv accerchiata in cui si combatte sulle strade della città”. Sabato, poi, ha annunciato il presule, hanno commemorato i soldati defunti “che hanno sacrificato la loro vita per l’Ucraina, in particolare, in questi ultimi giorni. Ricordiamo oggi nella preghiera gli eroici soldati della guardia di frontiera dell’Isola Zmijinyj nel Mar Nero; ricordiamo il nostro eroe, che a prezzo della propria vita ha fermato l’esercito russo vicino a Kherson facendosi esplodere insieme al ponte sul fiume Dnipro”. Mentre domenica ha affermato nei videomessaggi, sempre mons. Svjatoslav Ševčuk, che i sacerdoti sono scesi nelle cantine, nei rifugi antiaerei, per celebrare la Divina Liturgia, aggiungendo i ringraziamenti verso coloro che “cercano di raccontare onestamente al mondo la verità sull’Ucraina, che raccolgono aiuti umanitari, fanno raccolta di medicinali, o semplicemente pregano per la vittoria dell’Ucraina”.

Agli appelli della chiesa greco – cattolica presente in Ucraina si uniscono anche quello di Onofrio, metropolita ortodosso di Kyiv del patriarcato di Mosca, di Epifanio, metropolita di Kyiv della Chiesa ortodossa indipendente, e di Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli. Ma tra questi ce n’è uno che lascia perplessi, quello di Cirillo, patriarca di Mosca e di tutta la Russia, dove esorta che si evitino vittime civili, che sia data la possibile assistenza alle vittime, che si rispristini rapidamente la pace, facendo mancare però un’esplicita condanna agli eventi in atto. Questo, comunque, non fa venir meno la certezza che si sta alzando all’unisono il grido, supportato dalle tante iniziative di preghiera e di solidarietà sparse per l’Europa e non solo, che sale e implora una sola cosa: in Ucraina sia pace.

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