Ci sono tante parole nella lingua italiana, che non usiamo spesso, forse perché le dimentichiamo o non fanno parte del nostro vocabolario personale. La società che corre più veloce della luce, con le sue scoperte continue, con la tecnologia che supera, potremmo dire, la barriera del suono, immettendo sempre cose nuove, soprattutto per l’impiego e l’utilizzo per quanto riguarda l’IA, vale a dire l’intelligenza artificiale, da un po’ di tempo non conosce più il significato della parola comprensione.
Ma, cosa vuol dire, qual è il significato oggi del verbo comprendere? Il termine comprendere deriva dal latino ed è composto dalle parole “cum” e “prehendere”, vale a dire: afferro insieme cose che stanno dinanzi a me, intendere appieno. Se il nostro vivere e il nostro pensiero, si guardasse intorno e considerasse semplicemente tutto quello che succede quotidianamente e che purtroppo puntualmente ci racconta la cosiddetta cronaca nera, scopriremmo che comprendere è assai difficile e in alcuni casi risulta impossibile.
E’ vero, ci sono momenti situazioni particolari, che a volte pur sforzandoci non riusciamo a comprendere, a tendere quella mano che serve per dare o offrire un piccolo aiuto. Comprendere, non vuol dire giustificare ed assolvere tutti e ciascuno, ma può portarci senz’altro a stare vicino a quella persona a quel gruppo, che magari per scelta, per convinzione sembrano distanti dal nostro modo di pensare, di essere e naturalmente di comportarsi.
Non è facile e né tantomeno semplice, comprendere, il più delle volte facciamo emergere il nostro modo, quasi esclusivo di pensare e di agire come se fosse l’unico giusto sulla faccia della terra. Siamo i migliori? Il dramma e la realtà, che da generazioni angustia e intristisce la società attuale, sta proprio nella “non” comprensione verso il prossimo, e si ha difficoltà a procedere, a camminare l’uno a fianco dell’altro.
Talvolta non sappiamo apprezzare, accettare e condividere la diversità. Ma le diversità non sono un elemento positivo per la piacevole convivenza tra esseri umani? Se pensiamo alla diversità di colore, di linguaggio, di sviluppo culturale esse sono accidentali alla essenza della natura umana: non sono conseguenza di errori compiuti dal Creatore, come si legge in una leggenda sulla creazione dei “pellerossa”.
Si può immaginare quanto scialba, monotona, quasi lugubre, sarebbe la vita degli uomini sulla terra se fossero perfettamente uguali “come gli scheletri”, lo leggiamo nei versi dello scrittore Alberto Cavaliere (1897-1967) nella poesia dal titolo: “Il corpo umano”, dove si dice che: “Ed è ridicolo, in fondo, in fondo – che mentre vivono in questo mondo – si dian cert’arie tanti mortali – se poi gli scheletri son tutti uguali”.
In definitiva dobbiamo riconoscere che la meravigliosa bellezza dell’uomo risiede e sta proprio nella complementarietà di elementi diversi per realizzare un immenso disegno cosmico. Così l’ha voluta e pensata il Creatore, manifestando la sua sapiente potenza creatrice, ma anche per mettere in particolare risalto la sapiente, libera e personale potenza creatrice dello stesso uomo.
Ecco, allora potremmo dire che un vero cristiano deve sforzarsi di comprendere sempre con sincerità, cercando di essere o per lo meno provare ad essere da aiuto agli altri, vale a dire al nostro prossimo, anche se talvolta sembra provenire da un altro pianeta.