Il livello di civiltà e di avanzamento di una società possono essere misurati in base agli strumenti che vengono creati per tutelare e integrare le persone con disabilità. La fragilità è parte integrante della nostra società e deve essere affrontata con nuove prospettive positive, in grado di mettere la persona e la sua famiglia, al centro di ogni azione futura. In particolare, grazie ai passi legislativi compiuti a partire dalla legge 104 del 1992, fino a giungere alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2007, il processo di inclusione ha subito una netta accelerazione, ma permangono alcune criticità che impediscono la piena percezione delle persone con disabilità come una ricchezza per la società.
Il raggiungimento di questa finalità è subordinato ad alcuni miglioramenti delle leggi vigenti, soprattutto in materia di inclusione lavorativa, con un potenziamento della legge 68 del 1999, la quale deve far incontrare, valorizzando maggiormente le rispettive potenzialità, persone con disabilità e datori di lavoro. È inoltre necessaria una vicinanza maggiore ai caregiver, quegli eroi silenziosi che dedicano ogni giorno della loro vita ad un loro congiunto con disabilità e devono poter usufruire di tutte le tutele previdenziali del caso, per far sì che, la loro fondamentale opera di assistenza, venga adeguatamente valorizzata. Solo partendo da questi pilastri fondamentali e collaborando tutti insieme, potremo creare una società più evoluta e attenta ai bisogni delle persone con disabilità e fragilità che devono essere incluse a 360 gradi, senza attendere oltre.