La Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità è un documento fondamentale per coloro che hanno una disabilità, una malattia rara e per le loro famiglie. L’Italia l’ha ratificata nel lontano 2009 e, da allora, è diventata una legge dello Stato. Molte volte quindi, per dar vita ad una concreta inclusione, basterebbe recepire ciò che in essa è scritto. Penso ad esempio all’articolo 19 che, con lungimiranza, parla della libertà di scelta delle persone rispetto al tipo di assistenza erogata. Oggi però, a volte, manca la conoscenza della Convenzione stessa o la volontà politica di attuarla. Essa, pur essendo stata scritta nel 2006, contiene dei tratti visionari rispetto alla cultura attuale, che, a tratti, definirei ancora ancestrale.
In particolare, i principi cardine della Convenzione sono: la libertà di scelta, la tutela dei familiari caregiver e la possibilità delle persone di autodeterminarsi che, ad oggi, nei diversi provvedimenti, da quelli nazionali fino a quelli locali, non si trovano. Invece, prendendo come punto di riferimento concreto quanto scritto nella Convenzione, si sbaglierebbe in misura molto minore rispetto a quanto non succede attualmente. In quel documento, quasi vent’anni fa, si parlava già di presa in carico della persona e delle famiglie a 360 gradi e, allo stato attuale forse, su questo versante, manca proprio la volontà politica, pensando erroneamente che ci sarebbero costi maggiori ma, invece sarebbero giusti e doverosi investimenti determineranno invece costi minori nel futuro a breve termine.
Auspico quindi che, per l’attuazione concreta della Convenzione Onu, dalle parole si passi finalmente ai fatti. Attualmente si sta discutendo della legge sui caregiver e della Legge Delega, già esistente ma di cui mancano dei decreti attuativi. In tal caso si fa spesso riferimento alla Convenzione, ma vorrei vedere seguiti pedissequamente i principi fondamentali. Facendo in tal modo, sarà molto difficile fare degli sbagli.