La famiglia è il luogo dove il ragazzo con disabilità passa la maggior parte del proprio tempo. La famiglia deve credere in lui e cercare di sviluppare ogni sua potenzialità. È importante ricordare che, anche nella disabilità più grave, se si mettono in campo tutte le azioni volte a sviluppare le abilità residue, si ottengono risultati incredibili. La disabilità spesso, non è una carenza, ma una neuro diversità, pertanto non bisogna aggiungere niente, ma solo interpretare in maniera diversa il “funzionamento” della persona e il suo modo di approcciare il mondo.
La famiglia, a volte, si chiude a riccio, bloccando le capacità del ragazzo. Quello che noi speriamo è che, ogni famiglia, sia consapevole di tutto ciò e, con serenità e fiducia, si apra alle altre persone. Il mondo della disabilità è molto cambiato negli ultimi anni sia per quanto riguarda i finanziamenti materiali, sia per l’approccio al problema che per gli aspetti riabilitativi. Vorrei dire a tutte le famiglie di non essere angosciate, anche nei casi più difficili perché, con un buon supporto educativo, tanto amore e positività da parte di tutti i familiari, si potranno avere grandi soddisfazioni, che faranno vivere meglio la famiglia stessa, la persona con disabilità e la collettività intera.
La famiglia riveste anche il ruolo di agente formativo verso l’esterno. Può dare indicazioni agli amici, ai parenti e a coloro che entrano in contatto con la persona con disabilità, su come fare a relazionarsi con l’obiettivo di rendere più inclusivo l’ambiente esterno.