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Come negli anni cambia il nostro modo di interagire con l’intelligenza artificiale

Man mano che iniziamo a vedere l’avanzamento dell’intelligenza artificiale nel mondo del business, i modi in cui interagiamo con le macchine stanno iniziando a cambiare. Aziende come Salesforce, specializzata nel cloud computing e con sede a San Francisco, sono alla ricerca di nuove opportunità di sviluppo dell’intelligenza artificiale per coinvolgere, sempre più, nuovi potenziali clienti. Per esempio individuando, in situazioni randomiche di acquisto, il cliente che più probabilmente abbandonerà o quasi sicuramente acquisterà un prodotto. Ma questa è solo una fase di quel processo complesso che vede l’intelligenza artificiale come motore del cambiamento del nostro futuro lavoro.

Il viaggio di Salesforce nel mondo dell’intelligenza artificiale è iniziato nel 2016, quando ha presentato suo framework AI chiamato Einstein. In realtà, nessuno avrebbe mai pensato che Einstein raggiungesse una tale capacità di calcolo come quella raggiunta. E, oggi, gli sviluppatori pensano che Einstein potrà coprire ogni aspetto nell’attività messa in piedi da Salesforce. L’azienda ha assunto un anno fa Silvio Savarese, ex professore di Stanford, come capo scienziato. Uno dei motivi per cui il professore ha lasciato alle sue spalle la vita accademica è stata la promessa di piena libertà di portare avanti ogni tipologia di ricerca avanzata con vasti set di dati, un grande staff e le risorse di un’azienda come Salesforce.

Savarese dichiarò di voler continuare a portare avanti la ricerca che aveva svolto negli ultimi due decenni con l’obiettivo di mettere a disposizione le sue competenze a giovani laureandi che ancora non avevano una formazione specifica: “Una delle principali direzioni che sto spingendo qui è davvero quella di portare l’intelligenza artificiale per potenziare le persone nel mondo degli affari in nuovi modi, e sono davvero entusiasta di fornire quella potenza con esperienze così semplici che chiunque potrà usarle”. Per raggiungere questo obiettivo, una delle iniziative principali che lui e il suo team di ricerca di 100 persone hanno perseguito è l’approccio di programmazione guidato dalla “voce” che l’azienda ha soprannominato CodeGen. L’idea è quella di lasciare che le persone descrivano in un linguaggio semplice ciò che vogliono fare e l’intelligenza artificiale produca il codice sulla base di istruzioni recepite dal linguaggio naturale.

Ma non si tratta semplicemente di dire alla tecnologia basata sull’intelligenza cosa si vuole; Savarese ha spiegato che Einstein, riassumendo banalmente, è simile ad una semplice conversazione. “CodeGen offre davvero un nuovo modo di sviluppare software. Invece di scrivere il codice direttamente, gli utenti descrivono semplicemente il problema che stanno cercando di risolvere in un inglese semplice, parlando. Quindi la parte della conversazione è molto, molto importante”, ha spiegato. Ciò che intende è che si potrebbe definire una certa situazione e l’intelligenza artificiale potrebbe rispondere chiedendo specifici chiarimenti, attivando un vero e proprio botta e risposta tra tecnici e tecnologia.
Anche se questo è ancora in fase embrionale di sviluppo, si stanno facendo progressi nella costruzione di modelli che sembrerebbero adatti a due pubblici distinti… “L’obiettivo è rivolgersi a un paio di categorie di utenti.

La prima: gli sviluppatori più esperti, che verranno assistiti da CodeGen nella scrittura del codice e nell’elaborazione di tutte fasi fasi poco interessanti dal punto di vista della codifica. La seconda: tutte quelle persone senza esperienza di programmazione che potranno essere aiutate da CodeGen, probabilmente attraverso una nuova e più facile modalità per creare software per risolvere problemi reali”, ha affermato il professore.
Salesforce sta puntando, sviluppando la codifica conversazionale, a qualcosa che non è mai stato ideato prima.

Mentre Microsoft, come abbiamo già visto qualche mese fa, sta lavorando a qualcosa di simile con il framework GPT3, questo è ciò che Savarese chiama “deep learning su larga scala” che, oltretutto, coinvolge modelli estremamente complessi. “Questo è un modello fondamentale per la codifica, quindi CodeGen è costruito su un enorme modello autoregressivo con 16 miliardi di parametri, che vengono addestrati con una quantità molto grande di dati”, ha affermato. Il prossimo passo sarà quello di condividere il progetto con tutti gli sviluppatori di Salesforce, cosa che avverrà quando Savarese presenterà le sue scoperte a una conferenza interna alla fine di questo mese.

Se il progetto andrà oltre la fase sperimentale, l’idea sarebbe quella di autorizzare data scientist e analisti aziendali utilizzando Tableau, l’azienda acquisita da Salesforce nel 2019 per quasi 16 miliardi di dollari, per creare programmi sulla base dei dati e renderli più accessibili dal punto di vista aziendale.

La codifica vocale sembra essere solo il primo passo in questo settore tecnologico, poiché altre funzionalità come la creazione di contenuti, il layout del sito Web e altre attività potrebbero essere realizzate, in futuro, solo attraverso una semplice descrizione! “L’ispirazione deriva dalla necessità di disporre di un modo semplice per comunicare con i sistemi di intelligenza artificiale e dalla capacità di utilizzare il linguaggio per creare una comunicazione migliore per informare determinati processi”, conclude Savarese.

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