Ond’è che proporre al fanciullo (per esempio negli studi) uno scopo lontano (come la gloria e i vantaggi ch’egli acquisterà nella maturità della vita o nella vecchiezza, o anche pur nella giovanezza), è assolutamente inutile per muoverlo (onde è sommamente giusto ed utile l’adescare il fanciullo allo studio col proporgli onori e vantaggi ch’egli possa e debba conseguire ben tosto, e quasi di giorno in giorno, ch’è come ravvicinare a’ suoi occhi lo scopo della gloria e dell’utilità degli studi…)”. (Giacomo Leopardi)
Quante volte ci è stato detto e abbiamo detto che quello che si studia oggi servirà domani e per la vita, spesso per spegnere sul nascere domande a cui non sapevano e non sapevamo rispondere. Eppure, col senno di poi, è stata un’occasione sprecata nei nostri confronti e per gli altri, e se lo afferma lo stesso Leopardi, possiamo fidarci! Non si tratta di dover per forza capire tutto e subito, ma di mostrare in merito allo studio delle mete vicine e raggiungibili, e soprattutto dare delle motivazioni. Non sappiamo offrirle? Pazienza, però proviamo a stimolarle, a suscitarle, a farle nascere. Chi studia va intrinsecamente alla ricerca dei “perché”, solo esteriormente del “cosa”, del “come” e del “quando”. A questo si aggiunge un’altra questione fondamentale, cioè “che c’entra tutto ciò con la mia vita?”. Infine, più che indicare uno scopo lontano, proviamo a proporne gradualmente uno all’altezza e poi uno grande.
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