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I cattolici Usa di fronte alle elezioni e la scelta del “male minore”

In occasione della festa degli Arcangeli celebrata il 29 settembre, il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti d’America ed ex-presidente Donald Trump ha pubblicato sui suoi account social la preghiera dedicata a San Michele Arcangelo, corredata dalla nota icona dell’arcangelo nell’atto di sconfiggere il diavolo.

La preghiera fu composta da papa Leone XIII ed è stata, per molti secoli, recitata al termine di ogni Santa Messa per chiedere la protezione dal maligno. Una preghiera che non sembra passare di moda: elogiata da san Giovanni Paolo II, è stata rilanciata da Francesco che ha più volte parlato della sua devozione all’arcangelo san Michele.

A pochi mesi dalla sua elezione, nel luglio del 2013, consacrò la Città del Vaticano a San Michele inaugurando – assieme al papa Emerito Benedetto XVI, che aveva approvato l’iniziativa durante il suo pontificato – una statua a lui dedicata presso i giardini vaticani. Nel 2018 ha inviato tutti i fedeli a pregare il rosario recitando alla fine la preghiera a San Michele Arcangelo “perché possa difendere la Chiesa dagli attacchi del demonio”. In un’intervista a Rai 1 nel 2022 Francesco ha dichiarato di recitare ogni mattina la preghiera di Leone XIII a San Michele Arcangelo «tutti i giorni, al mattino, tutti i giorni! per aiutarmi a sconfiggere il diavolo».

L’idea di Trump di pubblicare la preghiera accende nuovamente il dibattito sulla posizione dei cattolici davanti ai due candidati alla Presidenza.

È noto che i cattolici conservatori, così come i cristiani evangelici sono orientati a votare per l’ex-presidente e hanno accolto con grande entusiasmo la preghiera a San Michele vedendo in essa una conferma della loro preferenza nonché la rappresentazione del contesto elettorale come una lotta tra il bene e il male.

I temi caldi delle elezioni Usa

Ma non sarà questo post social a orientare una fetta di elettori già intenzionati a votare per Donald Trump. Per cattolici e cristiani la posta in gioco è altissima. Si tratta degli argomenti più caldi e seguiti con più passione dagli elettori (e a sua volta più spendibili nell’ambito pubblico): la guerra, le politiche sull’immigrazione, quelle sull’aborto e le teorie gender.

Sulla guerra Trump ha più volte promesso l’apertura di un tavolo di pace che faccia cessare il conflitto russo-ucraino; un conflitto nato sotto l’amministrazione Biden che sta insanguinando l’Europa e mettendo e impegnando economicamente gli USA.

Come è noto le politiche migratorie sono uno degli argomenti più caldi e i toni sono conditi da dichiarazioni forti e promesse non sempre concrete e dunque realizzabili. Benché la stampa nazionale ed internazionale tenda segnalare due approcci diametralmente opposti le posizioni dei due schieramenti sono decise nel voler ridurre l’immigrazione illegale che sta mettendo in crisi le frontiere del paese. Le decisioni in materia hanno ripercussioni importanti sull’economia, ma anche sulla sicurezza e sull’identità nazionale.

Sulle politiche prolife, gran parte dei cattolici trova nel candidato repubblicano un sostegno sicuro per combattere la battaglia a favore della vita, considerando anche che Trump è stato il primo presidente della storia ad aver partecipato alla Marcia per la Vita organizzata durante il suo mandato, nel 2020.  Da parte sua Kamala Harris ha più volte promesso di difendere il “diritto all’aborto” e si schiera a sostegno della comunità LGBT e delle gender theories.

Il fronte cattolico per Biden e Kamala

I democratici, che accusano il candidato democratico di un uso strumentale dei simboli religiosi, hanno fortemente sostenuto l’aborto come un diritto fondamentale delle donne americane. Lo ha fatto il presidente uscente Joe Biden, pur vantando il suo essere cattolico praticante e un legame di amicizia con papa Francesco. Biden ha affermato di avere il pieno sostegno di Francesco che – di fronte alle accuse di alcuni vescovi per il suo sostegno alle politiche abortiste – avrebbe detto di essere contento che si comporti da «buon cattolico» confermandogli la possibilità di «continuare a ricevere la comunione». Sia Biden che Kamala Harris considerano l’aborto un diritto costituzionale e mal sopportano le iniziative del grande e potente movimento Prolife americano.

Nonostante ciò una fetta di elettori cattolici sostengono apertamente Kamala Harris. Cresciuta come indù dalla madre, Harris appartiene oggi alla chiesa Battista afroamericana, mentre suo marito frequenta una sinagoga riformata. A sostenerla un folto gruppo di cattolici liberali e di estrema sinistra, capitanati dall’ala progressista dei gesuiti americani che – attraverso la loro rivista America Magazine – hanno pubblicamente espresso il loro sostegno per la candidata democratica trovando le posizioni di Harris (specie su LGBT e migranti) più in sintonia con le idee di papa Francesco e la sua visione sociale.

La scelta del “male minore”

Interpellato dai giornalisti sul volo di ritorno da Singapore Papa Francesco si è espresso negativamente su entrambe i candidati mantenendo una posizione più equilibrata rispetto al 2016 quando, in piena campagna elettorale, accusò il candidato repubblicano Trump di non essere cristiano. “Chi costruisce muri, non è cristiano […] se ha parlato così, quest’uomo non è cristiano”. In questa occasione invece, il Papa ha definito i due candidati due facce oscure della stessa medaglia: “Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini. […]”.

Equiparando dunque l’aborto alle politiche migratorie e al respingimento dei migranti, Francesco ha preferito mantenere una posizione equidistante invitando i cattolici a scegliere «il male minore». Scegliere quale sia il male minore è ora compito dei cattolici americani. Che, a quanto pare, restano divisi tra quelli che papa Francesco ha definito: due candidati contro la vita: chi uccide i bambini e chi respinge i migranti.

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