In Italia, ad oggi, i caregiver che svolgono attività di assistenza nei confronti di un familiare con disabilità, sono circa sette milioni. Chi ricopre questo ruolo fondamentale però, molto spesso, si ritrova a fare i conti con numerose difficoltà, le quali fanno sentire il loro riverbero nella vita quotidiana di queste persone. Mi riferisco in particolare alla perdita o rinuncia al lavoro per l’impossibilità di conciliare la cura con la professione, al rischio di isolamento sociale e alle crescenti problematiche di carattere economico. Dietro a questi eroi silenziosi, ci sono delle persone con le loro preoccupazioni e fragilità, che non possono e non devono essere lasciate sole.
Occorre impegnarsi per costruire un nuovo modello di welfare, in grado di mettere sempre al centro le persone e la prossimità a chi soffre di più. La figura del caregiver deve essere maggiormente integrata e affiancata all’interno della rete dell’assistenza sociosanitaria, al fine di evitare forme di marginalizzazione delle relazioni familiari o perdita del lavoro. Inoltre, per chi svolge questo delicato ruolo, devono essere previste, a carico delle istituzioni competenti, forme di contribuzione figurativa per l’assistenza prestata.
Il mondo del volontariato e il Terzo Settore, nella loro interezza, devono contribuire al compito fondamentale di organizzare momenti di sensibilizzazione sul ruolo e sui bisogni dei caregiver all’interno delle comunità. Abbiamo il dovere di stare vicini a queste persone. Così facendo non miglioreremo solamente noi stessi, ma la società civile nella sua globalità.