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Come le pagine bibliche possono trasformare le nostre vite

L’evangelista Luca nella sua opera di Atti degli Apostoli, subito dopo la Pentecoste e il discorso di Pietro, inserisce un primo breve sommario, ne abbiamo altri due in At 4, 32 – 35 e 5, 12 – 16, con il quale descrive la vita nella prima comunità cristiana (At 2, 42 – 47). Da questo sommario, pur non essendo una narrazione precisa dei fatti ma piuttosto una sintesi sull’ordinaria condotta della comunità o comunque una raccolta di indicazioni che l’autore vuol consegnare ai destinatari del racconto, ci permette di trarre ispirazione anche per le comunità di oggi (leggi anche: Cosa insegna ancora oggi la Chiesa gerosolimitana).

Per questo desidero condividere con i lettori una serie di riflessioni che, a partire dai sommari lucani e dall’opera di Atti degli Apostoli, possano aiutare a ripensare la vita comunitaria. Anzitutto l’evangelista afferma che i primi cristiani “erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli” (At 2, 42), questo può suggerire una prassi da acquisire o riscoprire nell’ascolto della Parola, che ha come caratteristiche fondamentali l’assiduità e la dimensione comunitaria. Troviamo una testimonianza di come questo è stato assunto fin dai primi secoli di vita della Chiesa nella I Apologia di Giustino, quando il santo filosofo testimonia che “nel giorno detto ‘del Sole’ ci si riunisce tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché se ne ha tempo”, descrivendo la celebrazione eucaristica.

Dunque, l’ascolto della Parola dovrebbe essere per ogni cristiano prima di tutto assiduo, non sporadico ma stabile, fatto da una frequentazione costante con le pagine bibliche, perché in esse è testimoniata la storia della salvezza di cui facciamo parte, perché con esse Dio entra in dialogo amicale con l’uomo, perché se fatte nostre può trasformare la vita di ciascuno, perché donano senso e sapore alla testimonianza cristiana.

Un ascolto però non intimistico, bensì che avviene in un contesto comunitario, che può e deve poi trovare seguito nell’approfondimento e nella preghiera personale, affinché non si faccia dire alla Parola ciò che noi vogliamo sentirci dire ma ciò che Dio vuol dire al suo popolo. Infatti, nella proclamazione comunitaria “Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua parola, tra i fedeli (Sacrosanctum Concilium, n. 55). Vediamo, così, come Atti degli Apostoli ci offre una prima pietra miliare sulla quale riformulare la vita delle nostre comunità: lo “stare” della Parola di Dio tra il popolo, che in senso pratico può ad esempio significare dare attenzione e dignità alla liturgia della Parola nelle varie celebrazioni, praticare la Lectio divina o celebrare la liturgia delle Ore insieme.

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