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La bellezza di donare

La bellezza è nelle mani di chi si mette all’opera. Se scorro gli anni trascorsi nell’oratorio di Vibo Valentia, mia adorata città natale, mi vengono in mente salesiani straordinari di ieri e di oggi che dedicano il loro tempo agli altri. E scorgo tra i ricordi immagini di animatori, volontari che hanno messo e mettono a disposizione del prossimo il loro tempo libero, le loro competenze, la loro fede, i loro ideali.

Sono stato animato attraverso il gioco, l’umanità e il sorriso. Ho animato tentando di replicare quanto ricevuto… Ho imparato due-tre volte di più di quanto credo di aver “insegnato” alle persone incontrate nel mio percorso. Ho imparato che ognuno dona quello che ha e ho capito che anche attraverso il gioco può cambiare una vita.

Fior di psicologi e di pedagogisti insegnano la potenza del gioco per un’anima giovane. Straordinaria è la formula di Winnicott, secondo cui protezione e fiducia, uniti ad un buon patrimonio culturale, sono propedeutici allo sviluppo rigoglioso dell’uomo per mezzo del gioco. Quanto ha parlato il grande santo dei giovani, don Bosco, di allegria e gioco! Nel suo sistema educativo era proprio il gioco ad avvicinare centinaia di giovani, attraverso uno spirito di confidenza e di rispetto nei confronti di chi animava. Animatori salesiani e non fanno spesso comprendere ai piccoli il benessere del ricevere e ai grandi la bellezza di donare.

Se penso ai nostri giovani che dedicano il loro tempo ai più piccoli, al prossimo, sento un senso di gratitudine profondo. Troppo spesso siamo parte di un racconto di giovani alla deriva e, invece, se giriamo l’angolo, troviamo diciottenni che danno l’anima pur di strappare un sorriso, ventenni con chitarra in mano che suonano con gioia inni di vita, venticinquenni che cantano la vita regalando esempi di gioia e libertà responsabile. Quanta bellezza passa inosservata!

Accanto agli esempi di impegno più “classici”, i giovani ci hanno insegnato e ci insegnano che il volontariato oggi può assumere forme che possono apparire “fuori dagli schemi”: mettere a disposizione delle competenze digitali a beneficio degli adulti, organizzare iniziative di pulizia degli spazi, prendersi cura di luoghi per metterli a disposizione della comunità, sono solo alcuni degli esempi di come i giovani stiano ridefinendo il volto del volontariato odierno. Il volontariato è anche una fonte di crescita personale per i volontari stessi, i quali, attraverso la loro dedizione, vivono esperienze arricchenti sotto il profilo emotivo, sociale e professionale. Impegnarsi in azioni di beneficienza non solo migliora la vita degli altri ma anche quella degli stessi volontari, offrendo loro opportunità di apprendimento e di espansione del proprio orizzonte cognitivo, emozionale ed etico.

L’importanza del volontariato tra i giovani è, dunque, cruciale in quanto apre alla vita, dischiude la mente, stimola al dialogo, alla riflessione e soprattutto fa crescere l’empatia verso chi ha bisogno. Provare, almeno una volta nella vita, l’esperienza del volontariato è importante per i giovani e per la loro crescita. A volte solo donando sé stessi ci si ritrova, si capisce cosa si è disposti ad essere e a fare. Nell’incontro con l’altro si definisce il proprio Sé. Nel dono di sé all’altro si definisce il proprio Sé empatico, prosociale, relazionale.

Madre Teresa di Calcutta pone la questione in un’ottica esistenziale e ci insegna che “la vita è una eco: ciò che tu doni ti ritorna. Ciò che tu semini, lo raccogli. Ciò che tu dài, lo ricevi e quello che vedi negli altri, esiste in te…”. Ogni giovane che spende il proprio tempo per fare del bene non sta perdendo il suo tempo ma sta guadagnando una ricchezza interiore rara. Il volontariato è un investimento nel benessere della società. I volontari sono spesso ispirati dalla volontà di creare un cambiamento positivo e la loro preziosità non si misura in termini di tempo, ma di cuore. Non abbiamo ben chiaro come, a mio avviso, anche solo un gesto volontario abbia il potere di cambiare una vita.

Ha avuto proprio ragione il Premio Nobel Bertha von Suttner nel sostenere che “dopo il verbo ‘amare’, il verbo ‘aiutare’ è il più bello del mondo”… Se ci pensiamo, cari giovani e meno giovani, è proprio così.

Continuate ad amare, ad aiutare a e a ridere… Nello scrivere vorrei farvi arrivare la gioia che sento nel digitare queste lettere e queste parole. Credetemi, pensateci bene: in fondo il vero segreto perché si senta la gioia del cuore, e la si possa comunicare, è riuscire a coniugare nel modo migliore i verbi “amare”, “aiutare” e “ridere o essere allegri”. Il volontariato racchiude in sé, nella sua essenza tutti e tre i verbi suddetti. Ci sono tanti giovani che lo hanno capito e tanti altri che possono fare propria questa propensione verso il dono di sé all’altro senza dimenticare l’importanza dell’equilibrio con sé stessi.

Il mio “grazie” ai tanti giovani che fanno volontariato, il mio auspicio è per i tanti altri che possono approcciarsi al donare attraverso la loro libera volontà del tempo al prossimo. È proprio vero: la bellezza è nelle mani di chi si mette all’opera. C’è tanta bellezza nelle vostre mani, cari giovani. Continuate in questa direzione, renderete la nostra vita più piena e più bella. E proprio attraverso le vostre mani potrete percepire una gioia piena nel cuore e sentire persino attimi ineludibili di felicità.

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