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Barriere architettoniche: il segnale di ciò che abbiamo dimenticato negli ultimi quarant’anni

Le barriere architettoniche rappresentano un segnale di ciò di cui ci siamo dimenticati negli ultimi quarant’anni. La cultura dell’individualismo forse, ci ha chiuso sempre più in noi stessi e le rappresentazioni più evidenti di una poca apertura verso gli altri, in special modo nei confronti delle persone con fragilità, sono le barriere architettoniche e di conseguenza la non accessibilità dei luoghi, in particolare di ambienti pubblici nonché urbani, ossia strade, marciapiedi e scuole. È come se ci si fosse veramente dimenticati di alcune persone, le quali sono sempre più fragili; la fragilità qui è intesa anche come difficoltà nel far valere i propri diritti. Fondamentalmente, ogni barriera che viene resa accessibile o eliminata, costituisce un segnale negativo in meno, ma anche e soprattutto un fattore positivo in più. L’accessibilità, pertanto, è uno sguardo di evoluzione civile verso il futuro e correggere ciò che in passato non è stato fatto nella maniera giusta.

Le istituzioni, come qualsiasi buon padre di famiglia quando commette un errore, devono cercare di porre rimedio agli sbagli commessi dalle generazioni passate in materia di barriere architettoniche. Oggi effettivamente i tempi sono maturi per avere questa nuova percezione e capire cosa non è stato fatto e quindi eliminare gradualmente molte barriere architettoniche. Il concetto deve essere quello di mettere al centro le persone in ogni ambito – sia per quanto riguarda l’accessibilità che gli altri – in quanto le barriere non sono solamente architettoniche ma sono anche istituzionali e burocratiche; lo stiamo vedendo in questo momento storico in cui la fragilità è rappresentata anche dai profughi ucraini che fuggono dalla guerra. Loro stessi riscontrano moltissime barriere per inserirsi nonché essere accolti in Italia. L’importante, lo ripeto, è che – le istituzioni – mettano al centro la persona, in particolare quella con fragilità.

Ciò che auspico per il futuro è che ognuno possa fare la propria parte per raggiungere questi obiettivi. Le istituzioni ma anche i cittadini devono fare proprio il concetto che la persona deve essere messa al centro di ogni situazione, discorso e contesto. Questo – come ci ricorda Papa Francesco – porta alla pace e al benessere di tutti, in quanto è un messaggio rivolto al bene universale. Ogni persona però deve fare la sua parte, senza mai girarsi dall’altra, guardando negli occhi la fragilità e prendendosene carico.

Walter Fumasoni: